Claudio Baglioni

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ariel.46
00martedì 11 giugno 2013 12:26

Un cantastorie dei giorni nostri

di Vincenzo Mollica


Gira che ti rigira e la chiave per entrare nel suo mondo l'avevamo sotto gli occhi, o meglio sulla copertina del suo secondo disco, datato 1971, intitolato "Un cantastorie dei giorni nostri".
La parola chiave, la prospettiva, il punto di fuga da cui partono tutte le linee per capire il suo affresco, sta nella parola cantastorie, parola che proprio per la nobiltà e l'universalità che porta con sè è illuminante.
Nei suoi quarant'anni di carriera, Claudio Baglioni è stato sempre un irregolare nel mondo della musica leggera.
La canzone d'autore forse non gli ha mai perdonato lo straordinario successo che ha avuto.
Successo di popolo appunto, successo in cui la gente si specchiava senza farsi troppe domande e senza perdersi in inutili classificazioni.
Baglioni dal popolo viene e con il popolo non ha mai smesso di dialogare: ha cantato i suoi amori, i temi sociali che sentiva, lo smarrimento del nostro tempo non facile da decifrare.
Proprio per questo l'arte di Claudio Baglioni è canzone d'autore a pieno titolo, con buona pace dei puristi, sempre pronti a catalogare tutto quello che gli passa sotto il naso.
Baglioni ha cantato le sue storie, tutte le sue composizioni partono da questa necessità antica come il mondo.
Ha cantato la sua giovinezza e continua a cantare la sua maturità, canta la vita per come la respira e come gli si presenta, senza barare.

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Tina

ariel.46
00martedì 11 giugno 2013 12:34

Forse è per questa ragione che le sue canzoni si presentano nude, senza sottintesi o altri rimandi, ma con la forza che può avere solo la semplicità che incontra l'emozione.
Ecco perchè in tanti lo amano, lo capiscono e dialogano con le sue canzoni.
Strada facendo Claudio ha scritto serenate, invettive, memorie, dolori, speranze, illusioni, disillusioni, e quando qualcuno storce il naso canta più forte, non si tira indietro.
Baglioni ha avuto la fortuna di scrivere canzoni popolari senza essere mai populista, senza mai avere la necessità di ostentare la propria cultura.
Le sue sono canzoni di popolo che scaldano il cuore, volano leggere e non hanno mai bisogno di spiegare perchè.

Vincenzo Mollica

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Tina

ariel.46
00martedì 11 giugno 2013 13:02

Un compagno di viaggio

di Walter Veltroni


Parlare di Baglioni vuol dire parlare di uno di quegli artisti che sono la nostra "voce", che accompagnano da oltre trent'anni la nostra vita e, mi viene da scrivere "strada facendo" sono in qualche modo diventati i nostri compagni di viaggio.
Un viaggio.
Credo che questa sia la parola giusta da usare parlando di lui perchè, durante il suo lungo percorso artistico, Baglioni ha avuto il coraggio di mettersi in cammino, di muoversi dalle prime esperienze musicali e, citando il titolo di un suo fortunato album, andare "oltre".
Ricordo che negli anni Settanta, quando quasi tutta la musica popolare sembrava investita dall'urgenza di cantare temi sociali e politici, lui veniva criticato per la leggerezza dei suoi contenuti, per qel piccolo grande amore, per il passerotto che non doveva andar via, per testi che inevitabilmente lo hanno segnato per molti anni.
Ma si ci scostiamo dall'imprinting di quel paio di canzoni che lo resero celebre, appare evidente un Baglioni che, con coerenza e passione, senza mai tralasciare l'importanza del cantare i sentimenti, le emozioni, gli amori e senza mai abbandonare il campo della musica popolare e leggera, è stato capace di affrontare percorsi differenti, di provare, di interrogarsi, di cambiare.

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Tina

ariel.46
00martedì 11 giugno 2013 13:17

I sentimenti, le emozioni, gli amori.
Credo che su questo vada riconosciuto a Baglioni il merito della coerenza, appunto, il fatto di aver sempre avuto bene in mente, con chiarezza, che proprio le emozioni e i sentimenti non sono mai disgiunti dalla realtà, e che l'attenzione alla poitica, alla società, agli altri non esclude, anzi, esige la capacità di arrivare all'anima, di parlare al cuore, del cuore.
Scrivo questo ribadendo, in fondo, quanto espressi anni fa in un articolo nel quale affermavo che "... forse ci siamo sbagliati su Baglioni, forse quelli come lui che non alzano la voce, che non stanno davanti ai cortei con i megafoni, non sono diversi da noi."
Non lo sono, infatti.
E Claudio ha saputo dimostrare come sia importante, per un artista, saper leggere i percorsi profondi, le tracce dell'anima, proprio per essere consapevoli del mondo, della sua realtà, della vita di quelli che ti hanno elevato a idolo.
Basti pensare, per esempio, a cosa canta in Stelle di stelle, duettando con quella grande artista che è stata Mia Martini.



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Tina

ariel.46
00martedì 11 giugno 2013 13:46

O ancora, a come Baglioni si è espresso circa il rapporto con il pubblico oceanico degli stadi e delle piazze, con quella condizione che, come sirene di Ulisse, tende a farti racchiudere tutta la realtà in te stesso, a stordirti di luci e promesse:

"L'ingresso dello stadio non è le Colonne d'Ercole - ha scritto Baglioni parlando dei suoi grandi concerti - Lì non finisce il mondo.
Guardando al di là, non si rischia di sprofondare nel vuoto, ma solo di scoprire che il limite non era fuori, ma dentro di noi.
In queste notti di note, insieme, abbiamo dimostrato che, per superarlo, non servono proclami, divise e stendardi.
Bastano la voglia e il coraggio di pensarsi oltre".


La voglia e il coraggio di Baglioni, il guardare il mondo oltre il vuoto che, paradossalmente, uno stadio pieno può rappresentare, sta per esempio nel continuo desiderio di portare la musica in quei luoghi dove sarebbe difficilmente arrivata, come fa da anni a Lampedusa; sta nelle esperienze fatte nei concerti-blitz del Tour Giallo come nei mega concerti record del Tour Rosso; sta nel Concerto contro la mafia-Giù la maschera di Palermo, dopo l'uccisione dei giudici Falcone e Borsellino e delle loro scorte; sta nel ridare vita a luoghi dismessi o degradati com'è stato per il Tour Crescendo e per l'esibizione tra i ruderi bruciati del Teatro Petruzzelli di Bari.

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Tina

ariel.46
00martedì 11 giugno 2013 14:03

Nella sua recente autobiografia, c'è un capitolo che si intitola Oltre la musica dove, ancora una volta, la parola "oltre" significa l'evidente desiderio di una tensione verso la realtà che consideri e utilizzi la musica non solo come mezzo di espressione, ma come elemento di conoscenza e comunicazione con gli altri.
In quelle pagine c'è una persona che dal palco di un concerto guarda verso il mondo, che parla dell'importanza degli scambi tra le culture, che sente e vive le necessità di accostarsi a differenti esperienze, a diversi linguaggi, di interrogarsi sulla propria condizione di artista, sulla propria funzione, sull'utilità e la forza che può avere il proprio impegno e la propria arte sui grandi temi come la fame, la pace e la tolleranza.

"Oggi mi hanno dato il ruolo di ambasciatore artistico - scrive - ma a dire il vero mi sento più un artista in ambasce...
Qualcuno ha detto: sarà pure una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo sarebbe una goccia in meno, una goccia nell'oceano di assetati che sono gli uomini senza speranza".


Dopo quarant'anni di strada, l'amore che è stato l'elemento ispiratore di Baglioni torna più forte.
Non è più soltanto la passione che unisce gli amanti, ma è quel sentimento che nutre e avvicina gli esseri umani, che dà loro speranza e conforto di fronte alla consapevolezza di quanto sia difficile la strada da percorrere verso un futuro più giusto, verso una tensione etica che sta tutta in quest'ultima sua frase:

"Incontrarsi per conoscersi, in un abbraccio che ci rende completamentari che gli uni agli altri, senza supremazie.
E quale miglior mezzo se non la musica per dar vita a questo incontro: il suo linguaggio è davvero universale e l'unico ad aver fatto altrettanta strada dell'uomo".


Walter Veltroni

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Tina

ariel.46
00martedì 11 giugno 2013 14:25

Audio Baglioni

di Ennio Morriconi


Conosco Claudio Baglioni dai suoi esordi.
Eravamo insieme sotto contratto Rca con altri cantautori e cantanti.
Una sera all'Arena di Verona (dopo un po' di anni e dopo il successo di Questo piccolo grande amore) lo ascoltai in una canzone di cui non ricordo il titolo.
In quella canzone trovai una logica nella successione degli intervalli che nelle canzoni non esiste quasi mai.
A casa l'analizzai, e scoprii che l'intuizione all'ascolto era giusta.
Da allora mi diverto a scoprire la logica nelle sue melodie.
Certo, forse Claudio non pensa a un risultato "scientifico" dei suoi temi, sono quasi certo (non certissimo) che tutto questo è il risultato di una sua geniale intuizione.
Ciò non toglie nulla al valore tecnico della sua tematica che credo sia assoluto...
Nelle sue canzoni sono assenti i "vizi" e le "furberie" di altri suoi colleghi (furberie e vizi che non critico data la ricerca finale del successo), con il risultato morale e musicale di grande purezza e dignità.
Non parlo degli splendidi testi, lascio ad altri queste considerazioni.
Parlo invece della sua voce.
Raramente ho ascoltato vibrare in maniera interiore e non meccanica (emozionata ed emozionante) un cantante.
Dopo averlo ri-ascoltato in un concerto gli ho raccontato che avevo corretto il suo nome e cognome in AUDIO BAGLIONI.

Ennio Morriconi.

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Tina

ariel.46
00martedì 11 giugno 2013 14:42

La voce, l'impronta

di Giuseppe Tornatore


Può la musica somigliare a un volto?
Il protagonista di uno dei miei film ne era convinto.
Credeva che a ogni essere umano corrispondesse una melodia, una soltanto, diversa da quella di tutti gli altri.
Il guaio, secondo la sua teoria, era che non siamo capaci di leggere sugli occhi della gente quella partitura interiore che ciascuno porta dentro di sè.
Una concezione davvero stravagante, da cinematografari, eppure non troppo lontana dalla realtà.
In fondo è difficile immaginare che in questo mondo due persone abbiano esattamente la stessa voce, così come è improbabile che possano vivere esattamente la stessa vita.
Per quanto simili due individui possono essere, la musica delle parole sarà sempre unica e irripetibile, come le impronte digitali, come il fluire delle nostre esistenze, inesorabilmente condannate a essere originali.
Sfortunatamente le voci che riusciamo ad ascoltare nel corso degli anni che ci è dato vivere sono assai poche in confronto all'infinita sinfonia di suoni attraverso cui si esprime il genere umano.
Ma sono ancora più rare, autentiche eccezioni, quelle che nella semplicità del loro stesso tono hanno il potere di evocare intere stagioni della nostra storia.
Quanto tempo ci occorre per riconoscere la voce di Enrico Caruso? e quella di Edith Piaf? e di Louis Armstrong?
Solo un istante.
Un frammento di tempo che contiene tutta una vita.
Credo che la voce di Claudio Baglioni sia una di quelle magnifiche eccezioni.
Il suo inconfondibile timbro vocale di sabbia sparsa al vento è per quelli della mia generazione l'apriti sesamo di un covo segreto dove si conservano intatti i profumi, i colori e le emozioni della nostra giovinezza.
E giene siamo grati due volte, perchè, ancora oggi, qualunque canzoni egli canti, il miracolo torna fatalmente a ripetersi.

Giuseppe Tornatore.

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Tina

ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 21:57

Frammenti di un discorso amoroso

di Roberto Costroneo


Ho un'ossessione precisa.
Ogni volta che devo prlare di qualcosa di assolutamente popolare ho l'ossessione di sconvolgere, scardinare, rompere i paradigmi, le conuetudini, le frasi fatte, i luoghi comuni.
Ogni volta è come se avessi di fronte un rebus, e ogni volta ho bisogno di trovare una soluzione che non sia quella indicata dal rebus, ma sia un'altra, un'altra che gli altri non vedono, un'altra che apparentemente, e prima, non c'era.
Nel mio rebus c'è un giovanotto dai capelli un po' lunghi, dove in quel "un po'" c'è tutta la differenza con quelli che i capelli ce li avevano lunghi per davvero.
Non ricordo se oltre ai capelli, c'erano anche degli occhiali, ma nel mio rebus c'è la solita guida cifrata tra due parentesi.
Dice: (7, 8).
Prima parola di sette lettere, seconda parola di otto.
L'immagine del giovanotto sta su una copertina di un Long Playing, che quando lo avevo visto io era già uscito da qualche anno.
Non ricordo se si intitolava Questo piccolo grande amore, oppure Gira che ti rigira amore bello.
Ma la parola amore c'era.

Il rebus, risolto nel modo solito mi dice che siamo negli anni Settanta, e che ci sono dei ragazzi, sullo spondo dell'immagine, con il megafono e gli striscioni, in una manifestazione di piazza.
Un po' più in là ci sono due ragazzi che si baciano, su una spiaggia di sabbia e poco dietro c'è l'ombra di un giovanotto dai capelli un po' lunghi.

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Tina

ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 22:03

Ma il giovanotto dai capelli un po' lunghi sta in disparte, nella parte destra dell'immagine del rebus, e pure malinconico, sta per conto suo.
Il mio rebus di ce che il giovanotto dai capelli un po' lunghi è stato un'eccentricità di successo per tutti gli anni Settanta.
Gli anni Settanta di Francesco De Gregori, di Claudio Lolli, di Francesco Guccini, di Fabrizio De Andrè, e via dicendo.
E invece no.
Questo è il paradigma che non comprendo.
questo è proprio il paradigma che va scardinato.
solo che non mi serve nè un piede di porco, nè un martello, nè arnesi simili per rompere questo luogo comune.
Ho bisogno di qualche partitura, e di un pianoforte.

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Tina

ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 22:12

Baglioni. Claudio Baglioni.
La prima parola di sette lettere, la seconda di otto.
Il rebus non è risolto.
Nella memoria nazionale Rimmel risuona nella mente quanto Amore bello.
Non sono in contrasto.
Anzi sono i contrappunti di una contraddizione tra pubblico e privato, tra impegno e sentimento.
Non è un caso che Baglioni e De Gregori siano amici, ognuno capisce dell'altro più cose dei paradigmi più banali.
L'idea dell'amore in Baglioni è un'idea antropologica e non ideologica.
Ed è tutto dire.
L'amore di Baglioni è piccolo ed è grande: non è l'amore malinconico dei cantautori impegnati, non è l'amore straziato e "in blu" di Gino Paoli, Luigi Tenco o Bruno Martino.
Non ha rotonde sul mare, non ha ideologie da condividere, non è legato ai luoghi, alle cose, ai corpi.
Sarebbe facile dire che è tessuto di magliette fini, perduto negli accoccolamenti ad ascoltare il mare, in una sequenza eterna di sguardi, solo sguardi, di emozioni sotto traccia.

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Tina

ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 22:47

Era lecito, o era il disimpegno?
Era il disimpegno se ci fosse mai stato un vero impegno, ma negli anni Settanta si cantava Contessa alle manifestazioni e si metteva Claudio Baglioni nei juke box, al mare, lontani dall'impegno, vicini, non al disimpegno, ma ai sentimenti per nulla semplici che cantava Baglioni.
Solo che non era vero che la musica di Baglioni fosse la più orecchiabile.
Tra i compositori di canzoni della sua generazione è il più sofisticato, e probabilmente il più bravo, eccetto Paolo Conte, si intende.
Nelle sue canzoni non ci sono giri di do, non ci sono sempre gli stessi accordi, la sua voce mal si adatta a melodie monotone e sempre uguali, sale e scende con facilità gioca con gli accordi di diminuita, con quelli di quarta, con le tonalità eccedenti.
Le partiture di Baglioni sono una cosa seria.

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Tina

ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:03

"Fai attenzione, Claudio è un uomo timidissimo..." mi aveva detto un'amica comune prima di conoscerlo.
Dovevo intervistarlo.
E lui accettava la prima intervista dopo anni di silenzio.
Alla vigilia dell'album Io sono qui.
Timido? Introverso? Forse.
Certamente un misto di semplicità e complessità.
Negli anni ha affinato sempre di più il lavoro sui testi, si è concentrato sull'uso delle parole, ha fatto un lavoro così accurato da apparire talvolta persino eccessivo.
Ha riarrangiato i suoi brani, non per modernizzarli, ma per adattarli a una sua idea della musica che è cambiata negli anni.
Claudio è un uomo timidissimo, forse.
Ma è sempre stato uno che sapeva quello che stava facendo.

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Tina

ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:22

Il risultato è che Baglioni è entrato sotto la pelle di più di una generazione.
Ed entrando sotto la pelle ha unito tutti.
Baglioni è trasversale, nel senso autentico del termine.
Non perchè vuole piacere a tutti.
Ma perchè a tutti piace Baglioni.
Lui rimane identico, si adattano i mondi.
Passano i Settanta, passano gli Ottanta, cambiano i vestiti, cambiano le pettinature, cambiano i mondi.
Cambia anche lui fisicamente.
Ma le sue canzoni stanno là.
Non come degli evergreen, non per nostalgia del come eravamo, ma attraverso uno strano effetto che definirei: il protrarsi del presente, a dispetto della storia e del tempo.
Il protrarsi del presente, la sospensione del tempo, l'idea che tutto rimanga immobile.
Come i sentimenti, come l'amore, come Baglioni, dopotutto.

Roberto Cotroneo

- Tratto da Cantastorie -

Tina

ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:37
Claudio Baglioni: le foto più belle della sua vita


Claudio Baglioni con la madre Silvia, scomparsa di recente a 94 anni, a Centocelle, il quartiere di Roma dove è cresciuto.


ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:39


Claudio Baglioni è nato il 16 maggio 1951. Qui lo vediamo con il papà, carabiniere con la passione per la boxe.


ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:40


Claudio Baglioni a inizio anni '80, quando dominò le classifiche con "Strada facendo" e con il 45 giri "Avrai" dedicato a suo figlio Giovanni.


ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:42


Nel 1985 Baglioni piazza il 33 giri "La vita è adesso" al primo posto in classifica per 27 settimane, record tutt'ora imbattuto.


ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:43


Il cantautore negli anni '90, il periodo della maturità segnato da album come "Oltre" e "Io sono qui".


ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:45


Claudio Baglioni duetta con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro durante il concerto a favore delle vittime del terremoto dell'Emilia.


ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:46


Il cantautore con Fiorella Mannoia. Agli inizi della sua carriera ha scritto pure per Mia Martini.


ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:48


Claudio Baglioni davanti alla chiesa di San Felice a Centocelle, dove da adolescente fece pure il catechista.



ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:50


Il cantautore nella stazione di Centocelle dove da bambino giocava con gli amici.


ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:51


Un altro scatto a Centocelle. "C'era un trenino che andava a Grotte Celoni: non ho mai saputo dove fosse", ricorda.



ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:54


Il cantautore ancora a Centocelle. Gli anni passati nel quartiere con i suoi amici gli hanno ispirato il suo ultimo singolo "E chi ci ammazza".


ariel.46
00domenica 7 luglio 2013 23:56


Il cantautore durante il concerto che ha tenuto a Centocelle nel 2007 sul balcone della casa in cui è cresciuto.


- Dal Web -

Tina


ariel.46
00domenica 8 settembre 2013 23:38

Claudio Baglioni (Roma, 16 maggio 1951) è un cantautore italiano. Nella sua carriera si è affrancato gradualmente dalla denominazione di cantante puramente melodico, dettata dai suoi esordi, diventando artista poliedrico ed innovativo di spessore in Italia ed all'estero, grazie a una continua evoluzione musicale e letteraria che gli ha permesso di unire più generazioni di ascoltatori raggiungendo un'enorme popolarità. La sua carriera è stata da sempre costellata da record di vendite - fra gli altri, l'album La vita è adesso è il più venduto nella storia della discografia italiana - e da concerti/eventi divenuti veri e propri bagni di folla tra stadi, piazze, palazzetti dello sport e teatri costantemente esauriti.

Nella sua carriera si è affrancato gradualmente dalla denominazione di cantante puramente melodico, dettata dai suoi esordi, diventando artista poliedrico e innovativo e ciò in virtù di una continua evoluzione di testi e musica che gli ha permesso di unire più generazioni di ascoltatori raggiungendo una vasta popolarità. Ha raggiunto il suo massimo successo commerciale con l'album La vita è adesso, rimasto per 27 settimane in cima alle classifiche italiane ed è tuttora l'album più venduto a livello nazionale.

Ha venduto oltre 60 milioni di dischi. Nel 2009 è stato sceneggiatore del film Questo piccolo grande amore basato sul suo omonimo concept album, e dal 2018 al 2019 è direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo.



L'infanzia e gli esordi

Claudio Baglioni nasce a Roma il 16 maggio 1951 nella clinica Villa Bianca, figlio unico di Riccardo Baglioni, maresciallo dei Carabinieri e di Silvia Saleppico, sarta. Trascorre l'infanzia nel quartiere di Monte Sacro e l'adolescenza in quello di Centocelle, frequentando spesso d'estate le campagne dell'Umbria, nel comune di Ficulle, terra natale dei suoi genitori, dove possiede casa e terreni ereditati dai nonni paterni, e nel reatino nel comune di Posta[3], dove il padre temporaneamente prestava servizio in caserma. La sua carriera artistica inizia nel 1964 quando, appena tredicenne, partecipa ad un concorso canoro di voci nuove organizzato da Ottorino Valentini a Centocelle, nella piazza San Felice da Cantalice, cantando una canzone di Paul Anka, Ogni volta e vincendo lo stesso concorso l'anno successivo con il brano I tuoi anni più belli di Iva Zanicchi e Gene Pitney. Nel 1965 partecipa anche ai Ludi Canori (in cui vince nella categoria Autori in coppia con Maria Pia Crostella, cantando la canzone Siamo due poveri ragazzi) e due anni dopo è al Festival degli sconosciuti di Ariccia (organizzato da Rita Pavone e Teddy Reno), dove giunge in semifinale.

Nel 1965 riceve in regalo la sua prima chitarra e dopo breve tempo inizia a suonare alcune canzoni di Fabrizio De André da autodidatta. Il suo look di quegli anni (maglioni neri a collo alto, occhiali spessi, aria da intellettuale e testi ispirati a Edgar Allan Poe), gli causa da parte degli amici di quartiere il soprannome di "Agonia".[4] Intanto prende anche lezioni di pianoforte dal maestro Alfredo Avantifiori[5] e in seguito, con il maestro argentino Nicolas Amato (futuro traduttore in spagnolo di alcune sue canzoni di successo), suona in un complesso amatoriale (Les Images), tentando alcuni esperimenti di "teatro cantato" con una compagnia chiamata Studio 10, mettendo in scena passi scelti di Neruda, Poe, Tagore. Al 1966 risale la sua prima esibizione in pubblico, in un teatro periferico di varietà, per una paga di 1.000 lire; un anno più tardi scrive una suite musicale su una poesia di Edgar Allan Poe, Annabel Lee. Scrive poi il testo e compone anche Signora Lia.

Nel luglio del 1968 partecipa al concorso "Fuori la voce", presentato da Pippo Baudo, in cui tra i concorrenti c'è anche una giovanissima Fiorella Mannoia. Nello stesso anno incontra Antonio Coggio, produttore e pianista, che diventerà il suo principale collaboratore negli anni a venire. Coggio raccontò che: «Me lo presentò un collaboratore di Teddy Reno, che l'aveva notato al loro Festival degli sconosciuti; Claudio cantò Georgia on My Mind di Ray Charles, al pianoforte. Come cantante prometteva molto, aveva modulazioni particolari[6]». Nel 1969, dopo aver effettuato alcuni provini, ottiene dalla RCA Italiana il suo primo contratto discografico, di durata quinquennale, firmato dal padre Riccardo a causa della minore età del cantautore.

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Tina

ariel.46
00domenica 8 settembre 2013 23:41

Agonia e il debutto discografico

Si iscrive all'istituto per geometri e riceve in regalo la sua prima chitarra con la quale inizia a suonare le canzoni di Fabrizio De André; il suo look di quegli anni (maglioni neri a collo alto, occhiali spessi e aria da intellettuale), causa il soprannome che gli viene affibbiato dagli amici del quartiere: Agonia.

Intanto, desideroso di visibilità e sfruttando la passione per la musica per poter uscire dall'anonimato della vita di periferia, prende lezioni di pianoforte dal maestro argentino Nicolàs Amato (futuro traduttore in spagnolo di alcune sue canzoni di successo), suona in un complessino beat amatoriale (Les Images), e tenta alcuni esperimenti di "teatro cantato" con una compagnia chiamata Studio 10 ma senza gran successo.

Al 1966 risale la sua prima esibizione in pubblico, in un teatro periferico di varietà, per una paga di 1.000 lire.

Nel 1967 scrive una suite musicale su una poesia di Edgar Allan Poe, Annabel Lee. Scrive e compone Signora Lia.

Nel luglio del 1968 partecipa al concorso "Fuori la voce", presentato da Pippo Baudo, in cui tra i concorrenti c'è anche una giovanissima Fiorella Mannoia. Nello stesso anno incontra Antonio Coggio, produttore e pianista, che diventerà il suo principale collaboratore negli anni a venire. Così il musicista ligure racconterà la nascita del loro sodalizio: «Me lo presentò un collaboratore di Teddy Reno, che l'aveva notato al loro Festival degli sconosciuti; Claudio cantò Georgia on My Mind di Ray Charles al pianoforte. Come cantante prometteva molto, aveva modulazioni particolari».

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Tina

ariel.46
00domenica 8 settembre 2013 23:51









Nel 1969 ottiene il suo primo contratto discografico: dopo aver effettuato alcuni provini, la RCA Italiana gli propone un contratto di durata quinquennale, firmato dal padre Riccardo a causa della minore età del cantautore; l'allora direttore artistico della casa discografica, Zeppegno, affermerà poco dopo: «Tanto questo non farà mai niente»...

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Tina

ariel.46
00domenica 8 settembre 2013 23:54

Gli anni settanta


I primi difficili passi
L'anno successivo viene pubblicato il suo primo 45 giri, Una favola blu/Signora Lia e il cantante prende parte a Un disco per l'estate con Una favola blu e alla sezione giovani del Festivalbar con Signora Lia; esce anche il singolo Io, una ragazza e la gente/E ci sei tu, seguito dal suo primo album, Claudio Baglioni. Partecipa alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia, e alla Caravella dei successi presso il Teatro Petruzzelli di Bari. In entrambe le occasioni presenta la canzone Notte di Natale, non apprezzata dal pubblico; di lì a poco esce l'ultimo singolo legato al primo album Notte di Natale/Isolina. Nel 1971 esce Un cantastorie dei giorni nostri, una ristampa del primo disco effettuato dalla RCA in cui sono inclusi alcuni pezzi già presenti nel primo album, più degli inediti. Sempre nel 1971, in aprile, alla Mostra dell'elettronica di Roma incontra la sua futura moglie e collaboratrice Paola Massari e in settembre viene invitato al Festival Internazionale della cittadina polacca di Sopot, dove vince il premio della critica; l'anno si conclude con una tournée di dieci giorni in Polonia. Scrive alcuni brani per Mia Martini che la cantante include nell'album Oltre la collina, interpreta tre canzoni per la colonna sonora del film Fratello sole, sorella luna di Franco Zeffirelli e scrive pezzi per Rita Pavone, tra cui La suggestione.

Nel 1972 esce Questo piccolo grande amore, un concept album che lo consacra al successo contribuendo all'identificazione di Baglioni come cantautore romantico e dei buoni sentimenti per antonomasia. L'album vende 900.000 copie e rimane primo nelle classifiche italiane per 15 settimane, mentre il brano fu definito "canzone italiana del secolo" e premiato al Festival di Sanremo. La versione originale nel 33 giri comprende due frasi che furono cambiate in seguito, ossia "la voglia di essere nudi" invece di "essere soli", e "le mani sempre più ansiose di cose proibite" invece di "le scarpe bagnate". Il 4 agosto del 1973 sposa Paola Massari: subito dopo le nozze, esce il suo quarto Lp, Gira che ti rigira amore bello, che non ripete il successo dell'album precedente.

Claudio Baglioni e Paola Massari nel 1972


L'auto nella copertina è "Camilla", la Citroën 2CV gialla del cantante. L'anno successivo esce E tu..., registrato a Parigi. L'omonimo singolo rimane primo in classifica per 14 settimane e vince il Festivalbar. Dal 1975 al 1978 Baglioni pubblica altri tre album: Sabato pomeriggio, Solo (1977) e E tu come stai?: quest'ultimo fu il primo sotto contratto con la CBS, firmato per un miliardo di lire, e ne esce una versione in francese nel 1980. Sempre nel 1975 fonda[11], insieme a Mogol, Paolo Mengoli e Gianni Morandi, la Nazionale italiana cantanti, squadra di calcio da sempre impegnata in attività di solidarietà, con la quale ha collezionato ad oggi 8 presenze.

Acquista la mitica "Camilla", la Citroën 2CV gialla (che sarà immortalata nel 1973 sulla copertina del suo album Gira che ti rigira amore bello e nella canzone Viva l'Inghilterra) e dopo altri due mesi di tournée in Polonia, in soli sette giorni, ultima i testi dell'album della sua svolta artistica.

Claudio Baglioni nel 1973


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Tina

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