Il “Boom”
Pochi mesi dopo l’uscita del primo “Sogno”, esce “Bolero”, altra testata storica di fotoromanzi, da un’idea dello sceneggiatore di fumetti Luciano Pedrocchi che riesce a convincere Arnoldo Mondadori a fargli pubblicare la rivista. Dall’anno precedente, il 1946, era nelle edicole la rivista Grand Hotel, ma i suoi romanzi erano solo disegnati, non vi erano ancora le foto, poi si cominciò inserendo nelle vignette disegnate le fotografie dei volti, per poi arrivare alla sola fotografia.
Siamo ancora nel dopoguerra ed il fotoromanzo insegna a leggere a molte ragazze italiane. Le eroine sono sempre povere e romantiche, ma coraggiose e decise, per regalare speranze e a volte illusioni a gente semplice che ha bisogno di sogni. Come riporta il libro “Le carte rosa” di Ermanno Detti, che prende in esame l’evoluzione del fotoromanzo nel linguaggio, nei contenuti e nell’immagine, la storia delle carte rosa non è tanto la storia di come eravamo o di come siamo, quanto di come sognavamo e di come sogniamo.
Tuttavia le prime proposte di storie a fotogrammi non sono storie inedite, ma sequenze di immagini tratte da film con l’aggiunta di didascalie: “La principessa Sissi” con Romy Schneider, “Violenza sull’autostrada”, “Eliana e gli uomini” con Ingrid Bergman sono alcuni dei titoli.
Negli anni ’50 si calcola che circolassero 1.600.000 copie di fotoromanzi, sommando le vendite delle riviste di settore.
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