Mondi dei Misteri

Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna

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    00 04/01/2012 00:17

    Il Fuso, la Filatura, la Filatrice



    Il fuso è uno dei più antichi simboli delle magiche arti femminili e si ricollega ad una moltitudine di visioni che richiamano i segreti dell’esistenza e dell’inconoscibile destino.
    Si tratta di uno strumento che, attraverso il movimento ritmico e costante, trasforma la materia grezza ed informe in un prezioso filamento, con il quale è poi possibile tessere una trama e creare un tessuto. Lavorando ad esso, su di un piano sovrasensibile e simbolico, la divina Filatrice dà una forma alla libera energia e ne diventa prima artefice, facendo da tramite fra la forza generatrice e la sua manifestazione, ovvero fra l’immobile Origine, nebulosa e iridescente, e il Divenire perennemente mutevole, con i suoi sacri Cicli di terra e di luna.

    Come lunare e notturna trasmutatrice, che opera nelle cavità terrose e recesse, velata e inaccessibile, ella permette che il Sogno divino divenga Realtà sensibile, e nelle sue mani, a sua totale discrezione, il Destino inconoscibile, indistinto come una nuvola di morbido e plasmabile cotone, diventa Sentiero vivente, sul quale ognuno è guidato da un filo invisibile, eppure a volte intuibile. Un filo che nasce dal Destino stesso, ne fa parte, e ad esso tenderà sempre a ricongiungersi – come un cerchio che si chiude – poiché non potrebbe fare altrimenti.

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    00 04/01/2012 00:20

    Sedute al loro sacro fuso, le Antiche Filatrici filavano, quindi, le sorti e la Fortuna dell’uomo, decidendone il momento della nascita, la durata della vita e l’istante inevitabile della morte, che decretavano con un netto taglio del filo. Ed il loro grande ed archetipo lavoro si rispecchiava, come tanti minuscoli e sparsi riverberi, nel piccolo mondo femminile, in cui anche le donne sedevano silenziosamente al filatoio, a tarda sera, e forse perdevano il senso del tempo e del pensiero, lasciandosi incantare dai gesti ripetuti infinite volte e percependo una centralità che risiedeva nel profondo.

    Esse ovviamente non filavano il Destino degli uomini, però, nell’intima realtà delle loro semplici casette, potevano forse filare il proprio…
    La filatura, infatti, era l’arte legata al Fato e alla Fortuna per eccellenza; non alla fortuna falsa e materiale, quale può essere intesa quella che permette di diventare ricchi e di avere successo nella vita, ma quella sottile che proviene dall’Altromondo, e che forse può facilitare un cammino interiore verso la comunione con la Natura, la Conoscenza delle dimensioni sottili, della limpidezza animica e della verità che in essa si cela. (6)
    Nel suo modo di filare, ma anche di svolgere una qualsiasi altra mansione quotidiana e, semplicemente, nel modo di essere ed agire, la filatrice poteva modellare attivamente il suo Destino, attirando o respingendo la Fortuna delle Dee luminose, e quindi il loro magico aiuto, la loro indifferenza o la loro terribile ostilità. Tutto dipendeva da lei soltanto, non da altri, poiché era lei sola a tenere tra le dita il filamento grezzo della propria vita e a decidere come filarlo.

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    00 04/01/2012 00:21

    Ella poteva brillare nel cuore delle Fate da innumerevoli secoli, ma poteva anche richiamare la loro attenzione ed il loro affetto in questa vita, agendo in un modo impeccabile, consapevole e dettato da spontaneità ed amore.
    Poteva quindi ricevere in dono il brillante filo d’oro o, al contrario, ritrovarsi con in mano un ammasso ingarbugliato di fili annodati e sporchi. Oppure ancora, poteva crogiolarsi nell’idea di essere di per sé molto fortunata perché possedeva molte cose, senza rendersi conto di trovarsi nella più pura casualità e nella totale noncuranza – forse un poco divertita – delle vegliarde Filatrici.
    La verità è che ogni cosa ella ricevesse e raccogliesse, germogliava solo da ciò che ella aveva coltivato e da come lo aveva fatto, così com’è vero che la Fortuna è sempre frutto della propria azione –
    “Quisque Faber Fortunae Suae”.

    Questo è forse l’insegnamento che le antiche Dee e, più tardi, la Befana, tenevano e tengono tuttora a dare alle loro amate protette, così che esse ne comprendano l’importanza ed imparino a filare al meglio la propria vita.

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    00 04/01/2012 00:24

    Le origini della Befana

    L’immagine della povera vecchina dalle vesti lise, che attraversa i cieli cosparsi di stelle e la bella e bianca luna nella gelida notte d’inverno, per distribuire dolcetti e carbone, è dunque tutto ciò che è sopravvissuto nella nostra tradizione delle splendenti Dee di Luce e Fortuna.
    Eppure non è difficile, per chi desidera andare oltre la superficie, scorgere oltre il suo laido viso sempre sorridente e gentile, la sua appartenenza ai mondi antichi e le sue lontane radici che ben vi attecchiscono.
    A volte pare addirittura che ella voglia mostrare una porticina segreta che si nasconde oltre la sua figura, la quale si apre su di un regno incantato che lei stessa ancora incarna, sebbene quasi più nessuno se ne interessi o ne sia a conoscenza.



    Al di là di quel piccolo varco magico, la Befana si riappropria finalmente della sua vera sembianza, e bisogna quasi proteggere gli occhi per non rimanere accecati dinnanzi alla visione abbagliante che ella mostra di sé, come del resto poteva succedere a chi tentava di vederla aggirarsi per le campagne, nei tempi in cui i suoi nomi erano altri e diversi, e richiamavano sempre la sua essenza di luce.
    Ella, infatti, altri non è che la stessa Holla, e Berchta e Frigg e Fulla, ed infinite altre luminose divinità femminili della Natura incontaminata, elargitrici di doni ed abbondanza, legate alla vegetazione, agli animali, alla fertilità ed alla Fortuna.
    È la luminosa Dea del ciclo eterno, che muta la sua forma e conduce le stagioni. Portatrice di nuova vita e luce nel freddo e buio inverno, può assumere un aspetto incantevole, giovane e vigoroso, ma anche uno completamente opposto, orrendo, vecchio e spaventoso, “a rappresentare un ciclo completo dalla nascita alla morte e alla rinascita.”

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    00 04/01/2012 00:33

    È l’antica Fata, Filatrice del Destino e Dea del Karma, che trasmette la sua arte alle donne perché la impieghino nelle loro vite; e la Coltivatrice delle profonde terre interiori, che insegna a coltivare i Semi nascosti, perché possano diventare ciò che sono nati per essere.
    Il suo culto, ricorda quelli dedicati alle Matres o Matronae primordiali, Antenate genitrici di tutta la Natura, premurose e amorevoli protettrici delle donne, delle partorienti, dei neonati, e al contempo dei bimbi non nati e del sotterraneo mondo dei morti; e fra di esse, in modo particolare, richiama le Matres Domesticae, poiché come loro è custode del sacro focolare domestico, della casa e dei lavori femminili. Per questo forse non è una coincidenza che ella faccia uso proprio del camino, dimora del fuoco, per introdursi nelle abitazioni e per farvi ricadere magicamente tutte le cose buone di cui è portatrice.
    La sua festa è molto preziosa perché è forse una delle uniche rimaste quasi intatte, nel corso del tempo e nonostante l’alterazione cristiana. E lo stesso la sua cara e tanto amata figura, eco delle divinità femminili che a lei hanno affidato la loro memoria perché non si spenga e continui a brillare, così che qualcuno possa scorgerne la luce e magari decidere di seguirla.
    E chissà che, nel farlo, non si intuisca il luccichio fugace di un magico filamento dorato…
    od il lontano tintinnare di tanti, piccoli campanellini.

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    00 04/01/2012 00:41

    Appendice: altre entità simili alla Befana nel Nord dell’Italia

    In Italia la leggenda della Befana si può trovare ben radicata dal settentrione al meridione, e nei racconti popolari di certi paesi centro-settentrionali, esistono ancora alcuni spiriti fatati molto simili a lei, che hanno ben conservato le caratteristiche ed i compiti delle divinità trattate in questo testo.
    A Bologna, per esempio, c’erano le Borde, che evocavano e spargevano la fitta e bianca nebbia, mentre, ad Istria, le Rodie cavalcavano le grigie nuvole cariche di pioggia e grandine, sospingendole sui campi.
    Vicino a Como, la Donnetta Grigia, chiamata in tal modo perché portava sempre sulle spalle uno scialle di lana grigio, compariva nottetempo, sulle scale buie che scendevano nelle cantine. Bisognava trattarla bene e con ogni gentilezza, perché così avrebbe benedetto e protetto la casa e coloro che vi abitavano; altrimenti, se fosse stata trattata male, sarebbe diventata tremenda e pericolosa.
    Nelle zone intorno a Brescia, invece, le Bonae Res bussavano alle porte delle abitazioni a notte fonda, chiedendo accoglienza ed un poco di cibo. A seconda del trattamento ricevuto, donavano fortuna o sfortuna.
    V’era anche la Donnina del Tetto, che si divertiva a stare sui tetti delle case spiando dalle finestre il modo di comportarsi degli abitanti, e forse portando sempre la buona o la cattiva sorte a seconda di ciò che vedeva.
    Infine, in Val Camonica, una gentile vecchina, chiamata Mandola, si aggirava nei bei prati verdi e nei boschi umidi ed ombrosi, per spargere, insieme ai suoi amici folletti, una polverina magica che faceva crescere i funghi porcini.
    Altre entità simili si possono trovare in altri paeselli, tuttavia queste sono forse quelle che più ricordano le Dee precedentemente trattate, nonché la buona Befana, che sempre vive e trasmette amore nel cuore di grandi e piccini.

    Articolo di Violet. tratto da Il tempio della Ninfa e, pubblicato su www.ilcerchiodellaluna.it

    Fonte

    Tina


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