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Anni ‘80: in discoteca
E infatti, quando si stuferà di questa parte, la butterà a mare, diventando sì definitivamente il Duca Bianco (dal primo verso di “Station to station”) dopo l’ esperienza americana e quella di Berlino, da cui uscirà sofisticato, elegante, dandy decadente, alla fine dei ’70, dopo aver pubblicato altri dischi fondamentali da “Low” a “Heroes”, semi per tutta la scena new wave dei primi anni ’80. E completamente ripulito da ogni eccesso, Bowie da quel momento in poi, si butterà nel nuovo decennio, ascendendo alla dimensione della rockstar di lusso, inarrivabile, con tour magniloquenti, virate sonore dove frequenta ora le discoteche e non più le cantine underground (“Let’s Dance”, “China Girl”, “Underpressure” con i Queen), non disdegnando incursioni nel cinema vedi “Labyrinth”, queste sì, non memorabili. E, divorziato dalla prima moglie Angela nel 1980, alla fine del decennio s’accompagnerà a una donna bellissima, la modella Iman che starà con lui fino alla morte. E con cui chiude definitivamente ogni discorso sulla sua presunta ambiguità.

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