00 11/06/2013 14:42

La voce, l'impronta

di Giuseppe Tornatore


Può la musica somigliare a un volto?
Il protagonista di uno dei miei film ne era convinto.
Credeva che a ogni essere umano corrispondesse una melodia, una soltanto, diversa da quella di tutti gli altri.
Il guaio, secondo la sua teoria, era che non siamo capaci di leggere sugli occhi della gente quella partitura interiore che ciascuno porta dentro di sè.
Una concezione davvero stravagante, da cinematografari, eppure non troppo lontana dalla realtà.
In fondo è difficile immaginare che in questo mondo due persone abbiano esattamente la stessa voce, così come è improbabile che possano vivere esattamente la stessa vita.
Per quanto simili due individui possono essere, la musica delle parole sarà sempre unica e irripetibile, come le impronte digitali, come il fluire delle nostre esistenze, inesorabilmente condannate a essere originali.
Sfortunatamente le voci che riusciamo ad ascoltare nel corso degli anni che ci è dato vivere sono assai poche in confronto all'infinita sinfonia di suoni attraverso cui si esprime il genere umano.
Ma sono ancora più rare, autentiche eccezioni, quelle che nella semplicità del loro stesso tono hanno il potere di evocare intere stagioni della nostra storia.
Quanto tempo ci occorre per riconoscere la voce di Enrico Caruso? e quella di Edith Piaf? e di Louis Armstrong?
Solo un istante.
Un frammento di tempo che contiene tutta una vita.
Credo che la voce di Claudio Baglioni sia una di quelle magnifiche eccezioni.
Il suo inconfondibile timbro vocale di sabbia sparsa al vento è per quelli della mia generazione l'apriti sesamo di un covo segreto dove si conservano intatti i profumi, i colori e le emozioni della nostra giovinezza.
E giene siamo grati due volte, perchè, ancora oggi, qualunque canzoni egli canti, il miracolo torna fatalmente a ripetersi.

Giuseppe Tornatore.

Continua...

Tina