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Al contrario, il gatto fu demonizzato in Europa durante la maggior parte del Medioevo, a causa dell’adorazione di cui era stato l’oggetto in passato da parte dei pagani.
Nella simbologia medievale il gatto era associato alla sfortuna e al male, soprattutto quando era nero e anche all’essere sornioni e alla femminilità. Era considerato un animale del diavolo e delle streghe. Nella notte di San Giovanni, nelle piazze, venivano bruciati vivi centinaia di gatti rinchiusi in ceste assieme alle donne accusate di stregoneria.
Con questa drastica diminuzione di gatti, i ratti si moltiplicarono esponenzialmente, divorando le scorte di cibo e i raccolti e portando malattie, come la peste. Ecco che per mettere fine alle disgrazie che i ratti avevano causato, nel Rinascimento il gatto venne rivalorizzato.
Fu nel periodo del Romanticismo che il gatto raggiunse la fama che gode oggi, animale romantico per eccellenza, misterioso e indipendente.

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