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Fortune che fu botanico, esploratore e soprattutto cacciatore di piante era stato incaricato dal governo inglese di procurarsi piantine di Thea sinensis ma in quell’occasione fu vittima di un bidone fatto da commercianti cinesi che si fecero lautamente pagare piantine di Camelia da fiore spacciandole per la pianta del tè. Fu una fortuna per i giardinieri e invece una delusione per Fortune che comunque in vita sua fece un sacco di soldi importando in Europa piante dall’oriente.

Per dovere di cronaca va detto che pochi anni dopo riuscii nell'intento mettendo le mani su una partita di ventimila piantine di Thea, che riuscì a far arrivare dalla Cina in India, allora protettorato inglese, dando origine alla coltivazione del tè indiano tutt'ora molto apprezzato con gran dispetto dei cinesi che ancora oggi considerano un furto quell'episodio.

In Europa il successo della Camelia fu immediato soprattutto quando si scoprì che poteva essere coltivata all’aperto senza problemi e da subito questo fiore fu associato alla bellezza femminile e alla sensualità, cosa, forse, dovuta alla delicatezza carnale dei suoi petali. Dalla seconda metà dell'800 non c'era giardino senza camelie e, in una monografia dell'abate Lorenzo Berlese, edita a Parigi nel 1835, si descrivevano già circa 700 diverse varietà.

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