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L’uso di tagliare alberi sempreverdi e adornarli in occasione di feste e ricorrenze ha origini antiche. Si tratterebbe infatti di un’usanza ancestrale, da ricondurre al Secondo millennio a.C., quando il popolo dei Babilonesi era solito porre regali sotto le fronde durante il ciclo festivo che culminava nell’Akitu, il capodanno assiro-babilonese. L’uso onorario di tagliare alberi in quanto simbolo di vita si ritrova anche in civiltà più tarde, come quelle dell’America precolombiana e tra i Romani. Fra i testimoni di tale uso si cita lo scrittore e teologo cristiano Tertulliano, che nel Primo secolo d.C. racconta di come i Romani appendessero rami di alloro fuori dalle porte e illuminassero le strade con addobbi luminosi durante le festività invernali dei Saturnali. Non diversamente, anche i popoli del Nord Europa riconducevano al colore sempre verde degli abeti un’immagine di lunga vita. È per questo che sia i Celti che i Vichinghi usavano addobbarli con fiaccole, nastri, frutta secca e allegorie propiziatorie. Più tardi, con la diffusione del Cristianesimo, l’albero fu investito di nuova importanza: rifacendosi alla scena biblica dell’Eden, la tradizione cristiana vede nell’albero il centro del giardino dell’Eden attorno a cui l’umanità si riunisce per ottenere il perdono.

L’albero di Natale a Waterloo Place, Londra.


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