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Cioè è stata la prima rivista ad avere, a partire dal 1982, la copertina e poi anche la quarta di copertina interamente adesiva. Da lì si potevano staccare gli stickers che finivano su diari e armadi, lasciando sagome bianche a forma di Simon Le Bon sul numero appena acquistato. È stato tra i primi giornali a offrire i grandi poster con attori e cantanti che finivano per tappezzare i muri delle camerette di migliaia di adolescenti. Ed è stato il primo giornale ad avere, dal 1986, un gadget infilato nel cellophane. Il primo fu una gomma per cancellare rossa a forma di cuore con la scritta bianca “I ♡ You”. Poi arrivarono gli anellini, i braccialetti, le penne un po’ strane, gli smalti, i rossetti, le matite delle Spice Girls, le pochette e i peluche. Andava Fabio Piscopo in giro a cercare questi oggetti.

Piscopo, morto nel marzo del 2022, fu il fondatore e il primo editore di Cioè. Da ragazzo aveva velleità da pilota automobilistico, proveniva da una famiglia di imprenditori che nel dopoguerra aveva fondato la Ultragas, una delle principali società italiane di distribuzione di gas. Dopo la laurea in economia e commercio alla Luiss di Roma lavorò per qualche anno alla banca Antonveneta finché decise, a 28 anni e con l’aiuto della famiglia, di acquistare la metà della casa editrice Le Muse, specializzata in testi concorrenti dei Bignami. Era stata fondata dal suo professore di greco e latino del liceo, Angelo Buononato. Quando il professor Buononato decise di fare solo l’autore, Piscopo acquistò anche l’altro 50 per cento della casa editrice. E quando, nel 1980, Paola Piscopo, sorella di Fabio, si sposò con Pierguido Cavallina, figlio del giornalista Paolo Cavallina, insieme decisero di pensare a un settimanale per adolescenti.

Il primo numero di Cioè con in regalo il gadget a forma di cuore, 1986


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