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Marco Iafrate, caporedattore di Cioè dal 1981 al 1987 e direttore dal 2009, ci racconta tutta la storia dal proprio ufficio di Roma, nel quartiere Flaminio. I concorrenti di Cioè, spiega, «erano principalmente due: Dolly, edito da Mondadori, che si occupava soprattutto di tematiche adolescenziali, e Ragazza In, della Universo, che pubblicava anche l’Intrepido e Il Monello e che raccontava soprattutto gli attori, i cantanti e la moda. Avevamo tutti lo stesso target e con il nostro arrivo per un periodo ci fu un bel testa a testa. Cioè riuscì però a mettere insieme le cose arrivando a vendere, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, circa 300mila copie, convincendo di conseguenza Piscopo a fondare una casa editrice dedicata: le Edizioni Cioè».

Copertina di Cioè del 1998


Nella sua lunga storia Cioè ebbe solo per un breve periodo una direttrice responsabile, Monica Ciccolini (moglie di Fabio Piscopo, eletta negli anni Novanta al consiglio regionale del Lazio con Alleanza Nazionale e oggi in Fratelli d’Italia), mentre tutti gli altri direttori furono uomini. Per il settimanale una figura fondamentale, dalla fine dagli anni Ottanta e fino al 2009, fu la caporedattrice Marina Mannino che, con altre giornaliste, guidò Cioè in totale autonomia con Fabio Piscopo come referente.

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