00 28/07/2021 22:38

“La cura” è più di una canzone, è una preghiera



Se molti dedicano questa canzone ad una persona speciale come promessa d’amore eterno è lecito ascoltando attentamente le parole pensare che si tratti di una promessa inattuabile: nessuno potrebbe “conoscere le leggi del mondo, superare le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farci invecchiare”. Ne scaturirebbe una dichiarazione iperbolica, utopica, al limite del narcisismo. Tuttavia, le parole usate da Battiato sono ben scelte, ponderate, pesate.

Superando lo smarrimento iniziale si aprono alla mente e alla coscienza ipotesi rivolte non alla persona oggetto di questa dedica meravigliosa ma al soggetto della canzone che, strofa dopo strofa, svela la sua vera identità. Dietro a questa promessa di cura, di protezione, di presenza eterna, in realtà ci sarebbe l’anima stessa.

Ecco che questa canzone si riveste di un significato inusuale che richiama l’estetica archetipica di cui Battiato diceva ispirarsi: in questo slancio amorevole, premuroso e attento dell’anima verso l’essere umano, è possibile scorgere un insegnamento comune a molte correnti religiose e spirituali: l’essere umano non è solo al mondo, non è abbandonato alla sua triste sorte, al decadimento, al dolore. L’anima è presente e veglia su di lui con amorevole presenza per guidarlo sul sentiero del risveglio, per liberarlo dal dolore e dalla sofferenza, per rivelarlo a se stesso.

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