00 28/09/2011 16:12

Per familiarizzare l'uno con l'altro - non ancora amici,ma semplici conoscenti -e tutti insieme con la musica, oltre che con l'idea di far parte di una band, non poteva esserci modo migliore che imbastire un repertorio fatto di cover: i cinque estrassero un pugno di canzoni a presa rapida dai repertori di Rolling Stones e who, con qualche puntata nei juke-box più recenti, affollati di Peter Frampton, Sweet e David Bowie.
I Sex Pistols avevano già dato alle stampe Anarchy In The UK, ma l'esplosione del punk proiettava a Dublino appena un'eco in avanscoperta.
Era più facile e immediato rifarsi al pop, al soul o all'ancora fresca Patti Smith, il cui disco d'esordio, Horses, era stato il primo album acquistato da Paul, per sua stessa ammissione.
Il gruppo suonava grezzo e spontaneo, traendo dagli amplificatori quel tipico ronzio elettrico comunemente definito "feedback".
E fu proprio Feedback l'intestazione che i cinque scelsero per le prime uscite pubbliche, dopo alcuni mesi di rodaggio in una sala prove ottenuta per gentile concessione dalla scuola.
Chiunque può farlo", era l'incitamento de punk, che nel suo estremo nichilismo spazzava via tutto il rock del passato, ritenendolo sprezzantemente "una colossale fregatura".
Nella confusa eccitazione dell'inizio, i Feedback non avevano le idee tanto schierate: perloro (quantomeno per un paio di loro, Paul e Larry) Elvis, al tempo ancora in vita, restava un esempio della più grande e pura gloria del rock.



Continua...

- Tratto da La lunga strada dei ragazzi di Dublino -

Tina