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HALLOWEEN: LA FESTA.

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2010 15:53
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Nevin
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23/10/2010 15:46




La festa di Halloween, che cade la notte prima del giorno di Ognissanti (da cui il nome All Hallows' Eve, vigilia del giorno di tutti i Santi), è comparsa solo da pochi anni in Italia. Amatissima nei paesi anglosassoni, in particolare negli Stati Uniti, da noi è stata ignorata da sempre fino a quando i Celti non sono stati riscoperti.

Halloween non è che un pallido ricordo di Samhain, importantissima Festa del Fuoco celtica. In realtà, oggi ha perso gran parte del suo significato originale e si è trasformata in un secondo Carnevale, meno sontuoso e vario del primo, ma altrettanto consumistico.
Se il vero Carnevale regala settimane di festa, travestimenti, abbuffate e allegria, Halloween ci dà una sola notte monotematica, tra fantasmi e streghe, zombie e vampiri, con zucche panciute ad illuminare il buio. Vediamone quindi i vari aspetti: popolare, storico, tradizionale, pagano, celtico, gastronomico...

HALLOWEEN: LE ORIGINI, SAMHAIN.

L’anno celtico, basato su un calendario lunare, prevedeva l’aggiunta di un mese ogni cinque anni ed era diviso nettamente in due parti: Inverno ed Estate. Questo significa che l’asse secondo cui si svolgevano le attività principali della comunità partiva dal primo novembre e intersecava i mesi seguenti fino al primo maggio.
Da un punto di vista prettamente simbolico i Celti utilizzavano due tipi di croci diverse per rappresentare l’anno: una con braccia ortogonali e simmetriche e l’altra molto simile alla croce tradizionale cristiana. A differenza di quanto si è sempre pensato, le festività druidiche non avevano alcun legame coi solstizi – come ricorda Jean Markale, studioso di storia celtica nel suo Il Druidismo, religioni e divinità dei Celti– e anzi venivano solitamente officiate circa quaranta giorni dopo un solstizio o un equinozio. Quest’usanza è riconducibile al fatto che la quarantena rappresentava una sorta di vigilia, durante la quale essi si preparavano all’esordio della festa vera e propria.

La festa principale era quella della notte tra il trentuno ottobre e il primo novembre – detta Samhain o Samhuin in irlandese – e costituiva un momento di rilevante importanza, poiché segnava una fase di passaggio nel calendario agricolo e pastorale, legato al ciclo delle stagioni. I termini da cui deriva il nome della festa corrispondono al gallico samonios, presente nel Calendario di Coligny, testimonianza inoppugnabile del calendario celtico. Samhain (che si pronuncia sho-uinn) etimologicamente significa “fine dell’estate” e, quindi, inizio dell’Inverno.

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Tina

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Nevin
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23/10/2010 15:49


Era, questa infatti, la prima notte dell’anno (i Celti contavano per notti e non per giorni). Samhain era una festa importantissima, alla quale tutti i membri della società erano tenuti a partecipare. Si legge, infatti, nel La Naissence de Conchobar che: ”Ogni uomo degli Ulaid che non veniva in occasione della notte di Samhain perdeva la ragione e veniva costruito il suo tumulo, la sua tomba e la sua pietra l’indomani mattina”.

La festa rappresentava, quindi, una riunione di tutte le donne e di tutti gli uomini che discutevano affari politici, economici e, soprattutto, religiosi. A questi si accompagnavano banchetti lunghissimi, in cui si consumava principalmente carne di maiale e vino. La predilezione per la carne di maiale era giustificata dal fatto che si riteneva essa potesse dare l’immortalità. La scelta del vino, invece, dipendeva dagli effetti che la bevanda è in grado di dare, primo fra tutti lo stato di trance che permetteva di superare i confini del mondo terreno ed entrare in quello dell’aldilà.

Questi banchetti sembra fossero riservati quasi esclusivamente alle persone altolocate, quali re e guerrieri, mentre il popolo si riuniva nelle zone centrali dei villaggi per partecipare alle fiere. Qui il divertimento faceva da padrone mentre, coloro che si occupavano di legge, si riunivano per discutere le questioni concernenti il diritto e la politica. Durante la festa di Samhain i vivi e i morti potevano incontrarsi: i sidh – ovvero le dimore degli dei – venivano aperti e i defunti invitavano i viventi a riunirsi in quei magici luoghi. Le due dimensioni si intersecavano come d’incanto e tutti i fuochi venivano spenti per salutare l’anno vecchio che andava via; quando, poi, i druidi riaccendevano i fuochi, si festeggiava per omaggiare l’arrivo del nuovo anno. Se il mondo umano e quello divino si incontravano, questo significava anche che il tempo normale cessava di esistere e la cortina tra reale ed irreale veniva dissolta per rendere visibile all’occhio umano ciò che era rimasto occulto durante tutto l’anno.

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Tina


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Nevin
Utente Gold
23/10/2010 15:53


Questa credenza ha segnato profondamente la festa cristiana di Ognissanti – erede di Samhain – e, nei paesi anglosassoni, ha rappresentato l’aspetto folcloristico d’ispirazione per la festa di Halloween. In questo particolare periodo la terra aveva già dato i suoi frutti e si predisponeva all’inverno. I rituali celtici erano finalizzati al ringraziamento per il raccolto e alla preparazione dello spirito al ciclo successivo: la semina. In questo senso la festività era legata strettamente allo scandirsi delle stagioni: nel periodo di Samhain il grano avrebbe già dovuto essere raccolto e gli animali già portati al pascolo nei campi lontani. Samhain rappresentava, quindi, sia il primo giorno dell’anno sia il primo giorno dell’Inverno.

Essendo un momento di transizione, nel contesto del calendario annuale, esso coinvolgeva una moltitudine di credenze popolari e prevedeva che si officiassero determinati riti sacri: i cancelli che separavano il mondo dei vivi da quello dei morti venivano aperti e le anime di coloro che erano morti durante l’anno precedente avevano la possibilità di tornare tra i propri cari per poi entrare definitivamente nel mondo dei morti. File di suggestivi falò venivano accesi, secondo alcuni per illuminare il sentiero del ritorno agli spiriti dei defunti e, secondo altri, per tenere lontani gli stessi dalle proprie case. La credenza di spiriti che vagavano per i villaggi ha, così, ispirato l’usanza tipica di Halloween di preparare speciali offerte di cibo e di vestirsi con abiti macabri che richiamino il pallore e la precarietà dei defunti.

Fonte.

Tina

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