Il fascino delle ciglia, custodi di sguardi

Il fascino delle ciglia, custodi di sguardi, dagli Egizi alle consuetudini contemporanee

Naturali o extra lunghe e finte, a farfalla o a ragno, nere o colorate, le ciglia, nel corso della storia, sono state sempre enfatizzate come cornice degli occhi, alternando l’uso del nero intenso a una naturalezza più dimessa.
di Arianna Chirico

La cura delle ciglia, complemento fondamentale per esaltare la profondità di ogni espressione, non è una questione recente: ha origini lontane, attraversa i secoli con usi e consuetudini diverse e approda ai nostri giorni. Come preannunciato dalle passerelle, per la primavera 2024 tornano protagoniste quelle extra long, a volte finte, che si caratterizzano di finish fitti e sperimentazioni. Allo stesso tempo però, si dà spazio anche alla tendenza diametralmente opposta, quella della naturalezza e del no make-up, che sostiene il desiderio di non omologazione a favore di maggiore diversificazione.

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Tra esagerazioni e carenze
Fin dai tempi degli Egizi, le ciglia, e gli occhi in generale, venivano evidenziate rudimentalmente sia da uomini che da donne, per fare in modo che lo sguardo assumesse tutto un altro aspetto. Kohl e unguenti venivano adoperati per scurirle, ma anche per proteggere gli occhi dai raggi solari. Tra i diversi usi diffusi, c’era quello della malachite, ritenuta afrodisiaca, e l’applicazione di una miscela di miele e polvere di carbone che diventava una pasta scura, quasi ad emulare un’antesignana delle ciglia finte.

Tra gli antichi romani, le ciglie dovevano essere lunghe ed incurvate, meticolosamente curate. Il filosofo Plinio il Vecchio infatti sosteneva che un'eccessiva attività sessuale portasse alla loro caduta. Così le donne ne erano ossessionate: utilizzavano il kohl e il sughero bruciato per scurirle e le pettinavano quotidianamente per liberarle dagli eccessi di prodotto, curandone l'aspetto come dimostrazione della propria castità.

Con l’avvento del Medioevo molte cose cambiarono: l’attenzione si spostò sulla fronte, ritenuta la parte più bella ed erotica del volto femminile, e per esaltarla e sottolinearne l’altezza, spesso le donne rimuovevano ciglia e sopracciglia. Una pratica che sarebbe considerata oggi estrema e irragionevole.

Con il Rinascimento, tornarono in auge. Nello stesso periodo, quando la regina Elisabetta salì al trono, i suoi capelli rossi dorati divennero una fonte di ammirazione e di ispirazione: tutte volevano avere il suo colore e portare le ciglia chiare e lunghe proprio come lei. Il dramma si diffuse quando si rese noto che le sostanze utilizzate per schiarire peli e capelli erano tossiche e che ne causavano la perdita.

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Ciglia finte, prime formule e naturalezza
La prima parvenza di mascara fu realizzata in epoca romantica da un profumiere della regina Vittoria, Eugène Rimmel, che creò questo prodotto innovativo composto prevalentemente da polvere di carbone e vaselina gel. In questo periodo, le donne iniziarono a sperimentare con lunghezze e stili diversi, brevettando le prime ciglia finte, fatte con capelli umani per ottenere un aspetto più drammatico. Secondo altre fonti, l’invenzione delle ciglia finte è da attribuire al regista americano David W. Griffith, che nel 1916 voleva dare più spessore ed espressività allo sguardo delle attrici del cinema muto. Questa invenzione impiegò quasi quindici anni per prendere piede, consolidandosi definitivamente solo negli anni ’30.

Nel 1917 nacque il marchio Maybelline dal lavoro di Mabel Williams, che creò una formula composta da gelatina e oli di petrolio per fornire brillantezza alle ciglia.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le formule già nate ad inizio secolo furono perfezionate e migliorate fino ad avere le basi e le tecnologie dei prodotti moderni. Nacquero il mascara waterproof, il primo scovolino con setole a spirale firmato Revlon e i mascara colorati. Le ciglia si portavano a ventaglio negli anni Cinquanta; piene e leggermente a ragno, come Twiggy insegnava; o lunghe, distanziate e incurvate secondo Madonna negli anni Novanta.

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Il fascino contemporaneo delle ciglia tra libertà e volumi extra
La bellezza delle ciglia è sempre stata una priorità per mettere lo sguardo in primo piano e nel corso dei secoli si sono alternati scovolini di ogni forma e curvatura, extension, ciglia finte, colori, strass e pettinini vari per contribuire alla sua buona riuscita. Oggi le ciglia godono di moltissima libertà: si portano rade, piene, colorate o decisamente estreme e faux; possono essere cambiate a seconda dell’occasione e rese più o meno drammatiche, intense e espressive, in base al tipo di make-up che si desidera realizzare. Non ci sono diktat obbligatori, solo consigli da seguire se si vuole dare priorità alle tendenze di stagione.

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Per la primavera 2024, le passerelle le vogliono decisamente clumpy, ovvero grumose, date dalla texture più corposa del mascara per un effetto riempitivo. Il finish è fitto ed extra long: laddove le ciglia naturali non corrispondano alle necessità richieste, si adottano ciuffi sottili e delicati di ciglia finte per un effetto wow e decisamente artefatto. A conferma del trend, il fashion show di Marc Jacobs, tenutosi in occasione dei 40 anni del brand ad inizio febbraio, che ha portato in passerella un mondo fatto di bambole con ciglia fitte e chilometriche, a sottolineare un immaginario fuori dagli schemi come espressione di creatività e libertà.

Prima di lui, molti altri designer per la SS24 hanno adottato un’irriverenza massimale nella scelta di volumi e lunghezze maxi delle ciglia, per concentrare sullo sguardo tutta l’attenzione data dal viso: da Antonio Marras che si è ispirato al potere immaginifico del cinema a Luar che ha portato in passerella un volume pittoresco ed eccessivo; da Giorgio Armani Beauty che si è lasciato ispirare dagli anni Venti a Susan Fang che ne ha tradotto le lunghezze secondo un’estetica girlish e bucolica.

Al Femminile

Tina