Anche nella Cronaca di Zuqnin si narra che i Magi si tramandavano di padre in figlio una profezia:
Aspettate una luce che sorgerà da Oriente, luce della Maestà del Padre, una luce che sorgerà in aspetto di stella sopra il Monte delle Vittorie e si fermerà sopra una colonna di luce dentro la Caverna dei Tesori dei Misteri Occulti.
Per questo i dodici più saggi tra loro salivano ogni anno sul Monte delle Vittorie, in attesa dell'evento, finché un giorno essi videro qualcosa di "simile a una colonna di luce ineffabile scendere e fermarsi sopra la caverna... E al di sopra di essa una stella di luce tale da non potersi descriverere: la sua luce era molto maggiore del sole, ed esso non poteva competere con la luce dei suoi raggi". Era arrivato il momento che aspettavano da secoli.
"I magi", chiesa di Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna
Proprio come maghi venuti dalla Persia li vediamo rappresentati in questo mosaico di Ravenna con i loro abiti tradizionali: mantelli, brache e, soprattutto, il berretto frigio.
Il termine mago deriva dal greco magos e indica non necessariamente solo esperti di arti magiche, ma sacerdoti zoroastriani, saggi, sapienti, studiosi di astrologia. Il loro numero, già indicato nel Vangelo Armeno, fu ufficialmente fissato in tre (numero magico per eccellenza) da Origine nel III secolo: tre come le età dell’uomo (Gaspare il giovane, Melchiorre l'uomo adulto, Baldassarre il vecchio), come le razze (bianca, gialla e nera), come le regioni del mondo allora conosciuto. Tre come i loro doni a Gesù: l'oro, tributo al re d’Israele; l'incenso, tributo a un capo religioso; la mirra, simbolo di morte e resurrezione.
Continua...
Tina.