Una versione cristianizzata della leggenda, invece, spiega le origini della Befana narrando che i tre Re Magi -nel seguire la Stella Cometa verso la grotta di Betlemme- si fermarono a chiedere informazioni presso un’anziana signora, insistendo poi affinché questa andasse con loro.
La vecchia rifiutò ma ben presto si pentì: uscì in strada portando con sé un carico di dolci, regalandoli a tutti i bambini nella speranza che uno di essi fosse proprio Gesù.Ancora oggi la vecchina vaga per la terra offrendo leccornie ai più piccoli e loro, in cambio, appendono vecchie calze e scarpe come segno di ringraziamento: la Befana potrebbe averne bisogno nel caso in cui, nel corso della lunga peregrinazione, le sue calzature si dovessero consumare o rompere.
La figura dell’anziana è legata, inoltre, al concetto di rinnovamento: con l’anno entrante ci si getta dietro sé il vecchio, si accolgono i nuovi frutti della terra e si abbraccia quanto di nuovo è in arrivo.
Di fatti ancora oggi, in molte tradizioni regionali italiane, si usa realizzare dei grandi fantocci raffiguranti la Befana per poi bruciarli in piazza: una catarsi collettiva purificatrice dal forte sapore pagano.
Ciò che resta dell’incendio sono carbone e cenere, simboli rituale dei falò ed emblemi del rinnovamento stagionale, i quali venivano donati assieme ai tradizionali dolci.
Tuttavia, a questo simbolo il Cattolicesimo in seguito assegnò una connotazione negativa: il carbone diventò il dono nero riservato a coloro che avevano seguito una cattiva condotta.
Nemora
Tina