La misteriosa storia dell'Albero di Natale

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ariel.46
00mercoledì 17 dicembre 2014 18:03

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La misteriosa storia dell'Albero di Natale


Può mancare il Presepe, la neve, ma l'Albero no.
Quello non può mancare. Senza non sarebbe un vero Natale.
L'Albero è sempre presente nella nostra casa, e vi mettiamo accanto degli oggetti come se svolgessero un preciso rituale.
Ma sappiamo davvero quello che stiamo facendo?


"L'Abete", questo il titolo di una favola di Hans Christian Andersen in cui viene narrata la storia di un albero portato via dal bosco, addobbato come un re per Natale, per poi essere spogliato dai bambini e lasciato per sempre in una soffitta buia.
E' una storia molto triste, ma questo non sorprende: Andersen, dopotutto, la notte di Natale fa morire la piccola fiammiferaia.
L'albero di Natale, l'emblema del benessere e della fertilità, ricorda l'albero della cuccagna, un palo eretto nella piazza centrale di alcuni paesi, riempito di cibo poi raccolto dalla comunità.
Sono feste ancora celebrate in molti luoghi di campagna durante la primavera, per invocare un nuovo anno ricco di abbondanza e fertilità.
E il centro del paese non è certo casuale: l'albero della vita, albero cosmico che cresce al centro dell'universo e diffonde le sue radici nel cielo è alla base di molti culti antichissimi che vanno dall'Europa all'Asia settentrionale.

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Tina


ariel.46
00mercoledì 17 dicembre 2014 18:24



Il nostro Albero di Natale, anche se un po' in anticipo nei confronti della primavera, rientra in questa antica religiosità, e viene festeggiato poco dopo il solstizio d'inverno (21 dicembre), momento dal quale le giornate iniziano progressivamente ad allungarsi.
Il solstizio era già celebrato in epoca romana con il nome di "dies Natalis Solis invicti", ovvero "Giorno di nascita (Natale) del sole non vinto".
Un Sole "invitto", non sconfitto dalle tenebre dell'inverno che rinasce per illuminare il nuovo anno.
Una rinascita omaggiat anche con il nostro luminoso, colorato e ricco abete sempre verde.
Perchè se gli altri alberi sono spogli in pieno inverno, l'abete non perde mai le foglie, resistendo alla lunga stagione invernale.



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Tina


ariel.46
00giovedì 18 dicembre 2014 13:10

L'Albero del Paradiso
Ma chi ha effettivamente inventato l'albero di Natale?
Non sappiamo chi abbia piantato il primo seme dando origine a una tra le tradizioni più seguite al mondo.
Sembra che l'inizio sia avvenuto nel Cinquecento in Germania e nei Paesi scandinavi, e ciò non sorprende, data la mania e la particolare attenzione per l'oggettistica natalizia nel Nord Europa.
In Baviera esiste addirittura il famoso Kathe Wohlfahrt, un villaggio dove è Natale tutto l'anno.



Forse un velato richiamo alla propria paternità natalizia?
Eppure l'albero come elemento sacro è sempre esistito, legato al sacrificio, perchè si spoglia totalmente per donare i suoi frutti.
Frutti appetitosi che attirano l'uomo in una notte povera, fredda, quasi priva di vita.
Un frutto a cui tendere la mano, ricorda forse qualcosa?
Certo, è "l'albero della conoscenza" del bene e del male nel Paradiso terrestre, e forse è stata proprio questa immagine a ispirarne la nascita in Germania, durante il Medioevo, ebbe un gran successo il "Dramma del Paradiso", rappresentazione teatrale che veniva messa in scena ogni 24 dicembre.
Per un curioso gioco del destino la Vigilia è il giorno dedicato ai Santi Adamo ed Eva.
Questo forse vi sorprenderà, ma è così: entrambi, come progenitori di Cristo e dell'uomo, sono stati nominati santi, facendo cdere il loro giorno proprio la notte i Natale.
Eva che coglie il frutto dall'albero sempreverde dell'Eden, ben ricorda ciò che facciamo con il nostro abete, al quale nel passato venivano appese proprio le mele.
E se, cogliendo i doni natalizi, riutilizzassimo ogni anno il peccato originale?
Questi alberi, che nell'Europa germanica venivano chiamati - guarda caso - "alberi del Paradiso", si diffusero rapidamente, e il loro successo faceva aggiungere ogni anno elementi in più: uova, nocciole, cialde a imitazione di ostie, uva passa, biscotti e candele.

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Tina




ariel.46
00venerdì 19 dicembre 2014 15:06

I rami e il tronco
Le candele sembrano "fuori posto" di fronte a tutte queste leccornie.
Ma perchè proprio le candele?
Fu Martin Lutero ad avere l'illuminazione. Accadde che una notte della Vigilia, per rientrare a Wittenberg.
Lutero dovette percorrere un bosco innevato.
Il luogo era incantevole e lui si fermò a lungo a contemplarne il fascino.
Fu però incuriosito dalle strane luci che sembravano muoversi tra i rami alti degli alberi: sembravano sfere di luce di provenienza sconosciuta.
Stropicciandosi gli occhi stanchi, Lutero vide che erano semplici stelle.
Tornando a casa desiderò ardentemente riprodurre a magia del luogo, mettendo luci simili sui rami del suo abete di Natale. E così gli venne in mente di appoggiarvi alcune candeline.
Un episodio apparentemente banale, che ha cambiato universalmente la tradizione: nessun albero è lo stesso senza le luci di Natale.
Quanto al tronco del'abete, aveva un valore sacro e capitolava che venissero svolti alcuni rituali profetici legati all'anno che stava per arrivare.
Uno tra i più conosciuti avveniva non solo in Germania ma anche in italia, e consisteva nel bruciare per dodici notti consecutive un ciocco dell'albero, chiamato "ceppo natalizio", come evocazione del Sole che "restava acceso" per dodici mesi.
Occorreva farlo bruciare lentamente affinchè mai si spegnesse: se ciò accadeva, i giorni in cui non bruciava sarebbero stati mesi infausti, privi di sole.
A Natale tutte le strade conducono a casa e tutte e case portano all'albero di Natale.
Un'antenna energetica che assorbe affetto, speraanza e calore e li rilascia dalla stella dorata posta sulla sua sommità.



- Tratto da Mistero -

Tina


ariel.46
00venerdì 19 dicembre 2014 15:20

Agrifoglio, il rosso e il verde



L'agrifoglio non ispira serenità, occorre toccarlo con prudenza se non ci si vuole pungere.
Non proprio una pianta "amica", eppure le sue foglie aguzze e le bacche rosse hanno da sempre una valenza simbolica fondamentale, richiamando la corona di spine e il rosso del sangue che scende dalla fronte di Gesù.
Sembrerà assurdo, ma proprio a Natale ogni anno in Galles e in Scozia veniva celebrato il rituale dell'holming, che consisteva nel ferirsi proprio con l'agrifoglio: la fuoriuscita di sangue allungava la vita e portava fortuna e prosperità.
Rituale che troviamo a chilometri di distanza, in Sardegna, dove i mamutones - uomini mascherati - venivano feriti per lo stesso motivo, anche se a primavera.
E così ritroviamo i due colori principali del Natale: il verde delle piante e il rosso del sangue.
Ma l'agrifoglio aveva anche diversi poteri magici, tra cui quello di guarire tosse, reumatismi e asma.
La sua forza era racchiusa proprio nel fumo: se gettato nel fuoco avrebbe contribuito alla risoluzione di questo tipo di problemi.

Tina


ariel.46
00venerdì 19 dicembre 2014 15:31

Vischio, la pianta del bacio



Il vischio era chiamato dai Galli "la pianta che guarisce tutto", in grado di rendere immuni da avvelenamenti e intossicazioni (tranne quelle letali).
La sua proprietà di vaso dilatatore lo inseriva tra le piante afrodisiache, favorendo i rapporti amorosi: non per nulla è usanza, ancora oggi, baciarsi sotto il vischio.
Ma non solo, il fatto che non abbia radici, e cresca spontaneamente sopra i tronchi degli alberi, lo faceva considerare, soprattutto dai Celti, pianta immortale inviata dagli dei.
Stare sotto i vischio era come stare sotto la protezione divina e qualsiasi gesto, come un bacio alla persona amata, veniva benedetto.
Occorreva tenerlo sospeso con la mano, proprio come l'agrifoglio resta sospeso sui tronchi.
Se inavvertitamente cadeva a terra, avrebbe perso tutti i suoi poteri.

Tina


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