Piante di Natale.

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ariel.46
00martedì 1 dicembre 2009 12:54





Vischio la pianta di Natale.


Durante il periodo natalizio si presentano auguri e si adornano le case con una pianta assai singolare: il vischio.
Andiamo a cercarlo. Non lo troveremo in terra.
Esso affonda le radici sui rami di una pianta ospite, generalmente il castagno, ma anche il melo, il pero, il pioppo, la quercia.
Com'è accaduto?
Osserviamo i frutti: bacche color madreperla, grandi quanto un grosso pisello.
Son maturate in autunno e si conservano fino a primavera.
Apriamone una: uscirà un liquido (attenzione, è velenoso) che appiccica, vischioso appunto, nel quale si trovano uno o due semi.
Gli uccelli, i tordi in particolare, ne sono ghiotti.
Ma, dopo averli mangiati, sentono che il becco rimane sporco, appiccicoso.
Allora se lo puliscono sfregandolo su un ramo,. al quale resta attaccato un seme che, in seguito germmerà.
Ed ecco la pianticella di vischio che si nutre succhiando la linfa della pianta ospite.
Si sviluppa molto lentamente.
Le prime foglie, due opposte e attaccate alla medesima altezza, nascono al termine del secondo anno o all'inizio del terzo.
La pianta sarà alta allora solo un centimetro.
Poi dall'ascella delle foglie si formano rami laterali.
E cosi di anno in anno fino a formare il caratteristico cespo che raggiungerà il
diametro di una cinquantina di centimetri in una ventina d'anni.
Dannoso alle piante sulle quali s'insedia, dona loro un po' di verde anche d'inverno. Ha infatti foglie persistenti che cadono ogni due anni.

Tina.

ariel.46
00martedì 1 dicembre 2009 12:57



L'elleboro.


L'elleboro, o Helleborus niger, conosciuto anche come rosa di Natale, per secoli venne usato come rimedio contro la nevrastenia, pur essendo specie assai velenosa. Il suo fiore, dai delicati petali bianco-rosati con sfumature verdastre, fiorisce spesso tra la neve, ai margini dei boschi e lungo i sentieri di collina. Per Natale è nel suo massimo rigoglio, nonostante il freddo e il gelo; è stato forse per questa singolarità che gli antichi ritenevano guarisse la pazzia e fosse dotato di altre prodigiose virtù terapeutiche.




Tina.


ariel.46
00martedì 1 dicembre 2009 13:01



L'abete.


L'abete è considerato in tutta Europa l'albero natalizio, simbolo, forse per la sua maestà, dell'Albero Cosmico che in ogni tradizione rappresenta la manifestazione divina nel cosmo.

Nell'Antico Testamento si chiama Albero della Vita, piantato al centro dell'Eden e del quale Adamo ed Eva possono nutrirsi.
Molti commentatori cristiani lo identificavano con il Cristo. e l'albero di Natale sarebbe dunque il Cristo-Albero della Vita, analogo al Cristo-Sole.



Per questo motivo si appendono all'abete tanti lumini che rappresentano la luce che Egli dispensa all'umanità, mentre i gingilli dorati insieme con i regalini e i dolciumi appesi ai suoi rami o raccolti ai suoi piedi, sono rispettivamente il simbolo della vita spirituale e
dell'amore che ci offre.
Radunarsi, la notte di Natale, intorno all'Albero significa dunque essere illuminati dalla sua luce, godere della sua linfa, essere pervasi dal suo amore.

Al Natale sono consacrate, oltre all'abete, altre piante che variano da epoca a epoca, da nazione a nazione.
Per esempio, in Inghilterra si racconta che il biancospino germoglia il giorno di Natale e compie la fioritura a Pasqua, come Il Cristo.

Nella Sicilia dell'Ottocento le piante predilette erano la mortella, l'oleastro, il rusco, la sparaghella e la mentha pulegium che, si diceva, «... a mezzanotte in punto, appena. nasce il Bambino, senza rinverdire rifiorisce...».

Nei secoli scorsi la notte di Natale, i contadini usavano bruciare ginepro nelle case o appendere un rametto nelle stalle come portafortuna, oppure sugli usci per impedire alle streghe di entrare.

Una pianta che non è mai tramontata nelle usanze natalizie è il vischio, simbolo beneaugurante di rigenerazione e di immortalità.

Il vischio è una pianta parassita, non ha radici in terra e cresce sui rami di molti alberi formando ciuffi tondi che restano verdi tutto l'anno. Un'altra pianta natalizia, da non estirpare perchè ormai rara, è l'agrifoglio che come il ginepro, è considerato un amuleto e portafortuna. Le sue proprietà simboliche si esprimono nelle foglie, che sono dure, coriacee, frastagliate e pungenti, e nelle bacche rosse che a alludono al Sole - Bambino, luce del mondo nell'aurora natalizia.


Tina.

ariel.46
00martedì 1 dicembre 2009 13:06



Stella di Natale.



La stella di Natale è una pianta fotoperiodica, cioè con induzione a fiore solo quando si accorciano le giornate. Per questo motivo è molto importante, per chi avesse in casa una stella di natale dell'anno precedente, non tenerla in luoghi dove possa ricevere luce artificiale. Verso novembre deve essere riportata in casa, in un ambiente poco luminoso proprio al fine di facilitare la crescita di nuove foglie che nasceranno di un caratteristico colore rosso) e di nuovi rami. La stella di Natale è una pianta Messicana.


Tina.

ariel.46
00martedì 1 dicembre 2009 13:10



La leggenda del gelsomino.




La notte in cui il Bambino nacque a Betlemme, nevicava e faceva un freddo terribile. Il divino Fanciullo si
era addormentato di un sonno soave.
Ad un tratto, una raffica di vento impetuoso investì la capanna e la porta mal connessa, si spalancò
d'improvviso. Una folata d'arai gelida e di neve entrò nella stalla.... subito San Giuseppe corse a richiudere la porta. Ma un fiocco di neve si era posato sulla fronte del Bambino Gesù.
Temendo che Egli si destasse la Madonna si chinò su di lui e, con un dolce bacio, tolse dalla fronte il bianco fiocco.
Miracolo! Esso non si disciolse al calore delle labbra ma si trasformò in un piccolo fiore dal profumo intenso e dai petali candidi. Il gelsomino era sbocciato dal bacio della Madonna sulla fronte del Bambino Gesù.




Tina.


ariel.46
00martedì 1 dicembre 2009 13:19



Bucaneve.


Il bucaneve, o Galanthus nivalis, fiorisce nello stesso periodo dell'elleboro, ma con corolle assai diverse, simili a campanelle bianche e pendule con i petali interni verdastri. Il Galanthus appare a ciuffi nei punti in cui la neve si scioglie o è più sottile, resistendo per giorni e giorni all'inclemenza dell'inverno.
Anche intorno al bucaneve, che in antico era comunemente usato per i mazzi da sposa, fiorirono numerose leggende. Presso i popoli slavi e i germani, il Galanthus era considerato un toccasana per le malattie polmonari e un infallibile amuleto per i neonati che vedevano la luce nella settimana fra Natale e Capodanno.



Sarà ora? Proviamo ad uscire? - dicevano i bucaneve nascosti nella terra umida e leggera.
No, restiamo qui; scommetto che è presto - sospirò il più dormiglione, e si raggomitolò nel suo lettino..
E noi invece vogliamo vedere - ribatterono gli altri; chissà che non riusciamo a sporgere il capino !
Su, su... Brrrr... che freddo! Avevano trovato la neve, ma continuarono ugualmente a salire; era una neve che si scioglieva, un velo sul prato, vicino alla siepe.
Ecco,! Diedero un sospiro di sollievo: erano riusciti a liberarsi e a mettere fuori il loro capino verde.
Vedete che c'è il sole? Lo dicevo io che si poteva uscire!
I bucaneve si guardarono intorno. Il prato dormiva ancora.
Peccato che gli altri fiori non siano ancora arrivati - dissero.
Saranno lontani? Proviamo a chiamarli?
Tutti insieme si misero a dondolare il. loro campanellino:
din, din, din...
Che vocina sottile!
Din... din... din... Chi li poteva udire?
Li udì la primavera che era lì lì per destarsi, e:
Toh, i bucaneve sono già fioriti! Che birbe! Me la fanno tutti gli anni; fioriscono sempre senza aspettarmi. Ma ora...
Din, din... din, din...
La vocina festosa dei bucaneve chiamava, chiamava...



La leggenda del bucaneve.


In un giorno di gennaio la Madonna andò alla fontana perché il Bambino Gesù aveva sete.
La fontana era gelata per il freddo intenso. La Madonna sospirò rattristata. In quel momento dalla neve che copriva il prato, sbucò un bel fiorellino bianco simile ad una tazzettina, piena di fresca acqua di sgelo.
Gesù potè bere. Il fiorellino da quel giorno continuò a sbocciare quando la terra è ancora coperta di neve, dalla quale sbuca ai primi tepori e per questo è chiamato: il bucaneve.



Tina.

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