Tra poco Samhain... la porta sta per aprirsi...

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ariel.46
00venerdì 30 ottobre 2020 16:53


Sappiamo che a Samhain, nome celtico del Capodanno, si aprono le porte fra il Regno dell’Aldiqua e l’Altromondo.
Secondo i Celti i morti risiedevano in una terra di eterna giovinezza e di felicità, molto spesso descritta come un’isola beata, e ritenevano che in certe occasioni potessero soggiornare sulle colline insieme al misterioso Popolo Fatato.
Nella notte di Samhain tutte le leggi dello spazio e del tempo erano sospese, permettendo agli spiriti dei morti e talora anche dei vivi di passare liberamente da un mondo all’altro. Il confine invalicabile fra l’Aldiqua e l’Altromondo si faceva più sottile e cedevole, permettendo alle anime di mostrarsi o di comunicare con i viventi.
Per questa ragione sono nate e si sono consolidate le celebrazioni in onore dei defunti, tradizioni giunte fino ai giorni nostri con qualche rituale che si mantiene inalterato nel tempo – per esempio, accendere i lumini sulle tombe – anche se nessuno sa o ricorda più perché «si usa fare così». Tradizionalmente il Capodanno Celtico si celebra a partire dal tramonto del sole, tra il 30 ottobre e il 1° novembre. Questo era il momento più solenne e importante dell’antico: rappresentava il rinnovamento dell’anno, la fine e l’inizio di un ciclo in natura, nella vita quotidiana e nella sfera più intima e profonda della vita stessa, la spiritualità. Questo Capodanno segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, la notte era più lunga del giorno e l’anno nuovo si raffreddava gradualmente nella sua metà oscura e sotterranea.
Samhain era chiamato anche Trinoux Samonia, ovvero “Tre Notti di Fine Estate” e i festeggiamenti si protraevano per tre giornate. Secondo lo scrittore Alfredo Cattabiani: «Anche la festa di San Martino di Tours, che si celebra l’11 novembre, è un “capo d’anno” perché si riallaccia al Samhain Celtico che durava per una decina di giorni».
«Che anticamente l’11 novembre coincidesse con un inizio del ciclo annuale» aggiunge l’antropologo Eraldo Baldini «e che ciò si sia poi stratificato nella complessità dei calendari, sembrano testimoniarlo dati non solo folkloristici. Un tempo, infatti, “A San Martino cominciava l’attività dei tribunali, delle scuole e dei Parlamenti, si tenevano le elezioni municipali, si pagavano fittanze, rendite e locazioni, venivano rinnovati i contratti agrari oppure si traslocava”, tant’è vero che ancora oggi si dice ‘far San Martino’ per traslocare.»

La Casa della Strega

Tina

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