La guantiera e quell'incarto retrò
Il mignolo infilato sotto il nastro color oro, la mano sinistra a reggere il bendidio, «ché non si sa mai». E poi «metti tutto in frigo, sono fresche», ci si affida alla pasticceria di quartiere, niente orpelli, nessun virtuosismo, un nome solido che rassicura chi compra e riceve, «ah, queste sono buone». L’omaggio più gradito da qualsiasi padrone di casa.
A Napoli si chiama guantiera, questo vassoio dorato, perché un tempo era fatto in argento e veniva usato per riporre i guanti, al Sud i dolci si presentano come versione mini dei classici della tradizione, tra babà, sfogliatella, cassatine e cannoli, per il resto d'Italia sono paste ma per i romani il nome è uno solo: pastarelle. L’unica opzione, il finale più degno di un pranzo in famiglia, l'ultima portata di una città che, forse, un vero dessert non l'ha mai avuto.
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