Antiche raffigurazioni.
Forse anche perché nell'aspetto ricordava i grossi felini da cui ci si doveva difendere (leoni, leopardi e forse qualche tigre).
Si ipotizza infatti che nel sito archeologico di Gobekli Tepe, che si trova nella zona sud-orientale della Turchia e che ospita il tempio più antico del mondo (datato a 12.000 anni fa), fossero già presenti raffigurazioni di gatti, purtroppo poco leggibili perché la roccia friabile è stata erosa dal tempo.
Un altro ritrovamento è però più chiaro: gli archeologi Jean Guilaine, membro del College de France, e Jean Denis Vigne, docente del Laboratorio di Anatomia comparata del Museo di Storia Naturale di Parigi, hanno scoperto nel 2004 una tomba che contiene lo scheletro di un uomo e quello di un gatto, risalente al 7000-7500 a.C., negli scavi ciprioti del villaggio protostorico di Shillourokambos.
Il felino fu sicuramente portato nell'isola, poiché all'epoca non esistevano gatti a Cipro; la tomba prova quindi che già 9000-9500 anni fa esisteva un legame tra un gatto e un essere umano e che l'animale ha fatto parte di un rituale legato alla sepoltura. Altri importanti scavi come quelli di Tell es-Sultan, nei pressi della città di Gerico (Israele), hanno portato alla luce resti di gatto probabilmente domestico risalenti al 6700 a.C.
Ma nel mondo antico l'epoca d'oro del gatto è stata sicuramente quella egizia: i più antichi ritrovamenti sono stati fatti nella città di Neken, dove sono presenti anche sepolture con gatti e un'altra specie di felino, la lince delle paludi (Felis chaus) comune lungo il corso del Nilo. Col passare degli anni, poi, il gatto divenne sempre più un elemento della tradizione religiosa. La sua immagine venne identificata con le molteplici divinità feline, fino alla sua completa associazione con la dea Bastet, rappresentata col corpo di una giovane donna dalla testa di gatto, simbolo di gioia, amore, femminilità e fertilità, che proteggeva la casa, la famiglia, il parto e i bambini.
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