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21/10/2014 13:08 | |
In terra sarda, nel Campidano, è ancora forte la leggenda di Tizia Maria Puntaoru, rappresentata nell'iconografia popolare come una vecchia molto brutta e perennemente affamata. Si racconta che la donna, morta letteralmente di fame, tornasse la notte di Ognissanti per reclamare un piatto di pasta.
Se non veniva accontentata, la megera si vendicava pungendo il ventre del malcapitato con uno spiedo (da cui il nome "punta d'oro").
Impersonando la famigerata Tizia Maria con l'ausilio dei vestiti della nonna, torme di bambini, fino a non molti anni fa, si riversava nelle strade di paese bussando casa per casa per reclamare frutta secca, castagne, mandarini e qualche dolce.
Celebrazione similare in Sardegna è quella dell'antica festa di Sant'Andrea, conosciuta come "Notte delle zucche", celebrata a Martis e in altri comuni dell'Anglona e del Goceano.
La notte del 30 novembre i bambini sciamano per le vie del paese portando con loro le ricorrenti zucche intagliate, illuminate all'interno da una candela e annunciando la loro presenza di porta in porta percuotendo coperchi e mestoli e recitando una filastrocca intimidatoria in lingua sarda:
"Sant'Andria muzza li mani..." ("Sant'Andrea mozza le mani).
Anche per loro il premio è in mandarini, dolci, fichi secchi e monete.
Daniele Aramu
- Tratto da Mistero -
Tina
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