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Halloween e Ognissanti, le usanze più strane!!!

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2015 23:09
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Nevin
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30/10/2015 18:23


Questo giorno non è né buono né cattivo..
è solo Potente.

Perché allora è così cara ai satanisti?

In questo giorno gli spiriti,compreso Satana, sono molto molto vicini: per cui, chi conosce questa realtà, la sfrutta..

Ma,nel tentativo di trovarmi il pelo nell’uovo e dirmi che però la tradizione di vestirsi da streghe e mostri è macabra,state tralasciando la cosa più importante di tutti:

in questo giorno, chi asserisce di essere di buoni intenti,
potrebbe pregare.
perchè non sono vicino a noi solo gli spiriti cattivi..
in questo giorno,
maestri ascesi, angeli, santi.. sono al nostro fianco,
e potremo, con loro, illuminare il mondo.

Continua...

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Nevin
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30/10/2015 18:25


E la zucca?

I celti intagliavano gli ortaggi in modo che somigliassero a loro e li ponevano sui davanzali delle finestre cosicché lo spirito dei loro antenati,li avrebbero riconosciuti e sarebbero andati a trovarli.

Per quanto riguarda il mascherarsi,
dato che si celebravano i morti e si doveva dire addio a ciò che non serviva,
la popolazione celta,
si travestiva nelle cose che più gli facevano paura,per esorcizzarla e mandarla via per sempre.

Trovo questa festa di un significato molto profondo,e anche noi potremo celebrarla eliminando ciò che ci fa male..
paure,rimpianti,rabbia,rancore ..

Ora che sappiamo il vero senso di Halloween,
potremmo unirci per sognare un mondo migliore per tutti".
[Luigi Perez]

Fonte

Tina

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31/10/2015 22:53


Tradizioni gastronomiche in Italia per il giorno dedicato ai defunti


In Campania e in Lombardia, a Bormio, Vigevano e in Lomellina, un tempo era in uso lasciare in cucina un secchio o un vaso d’acqua per dissetare i defunti.

In Piemonte si aggiungeva un posto a tavola per i morti che sarebbero poi arrivati in visita.

In Puglia ed in Toscana la tavola veniva apparecchiata appositamente in Sardegna la tavola dopo cena non veniva sparecchiava per consentire ai defunti di rifocillarsi durante la notte.

In Basilicata e Calabria, presso le comunità albanesi, si usava andare al cimitero di sera e lì allestire un banchetto sulla tomba dei propri cari ed invitare tutti i passanti a prendere parte.

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[Modificato da ariel.46 31/10/2015 22:54]
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31/10/2015 22:55


I dolci dei morti simboleggiano i doni che i defunti portano dal cielo e contemporaneamente l’offerta di ristoro dei vivi per il loro viaggio. Un modo per esorcizzare la paura dell’ignoto e della morte.
Particolarmente diffusa in Sicilia era l’usanza, citata anche da Giovanni Verga nella sua novella, La Festa dei Morti, dove descrive le emozioni legate alla ricorrenza del 2 novembre nella sua terra. Segretezza e complicità dei genitori, aspettative dei bimbi in un’aria di mistero, gioia di donare e di ricevere regali e dolciumi!Difatti, in Sicilia la Celebrazione dei Defunti era una vera e propria festa dedicata ai bambini – e si credeva che i defunti tornassero a visitare i loro cari portando doni, frutta e dolci, qualcuno dice addirittura a rubare, ai loro piccoli parenti che erano stati buoni durante l’anno, mentre per coloro che non lo erano stati, vi era l’usanza di nascondere le grattugie, questi regali, venivano lasciati nelle loro scarpe o nelle loro calze.

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31/10/2015 22:56


Altre storie raccontano dei genitori che allestivano cesti di doni e dolci confezionati per la Festa e, durante la notte, li nascondevano in casa, così al loro risveglio i bambini entusiasti ne cominciavano la ricerca e, una volta scoperti, si recavano con i propri cari al cimitero a trovare e ringraziare i defunti. I bambini, siciliani tutt’oggi e specialmente a Palermo, sentono questa festività in modo particolare, poiché ricevono ancora i regali (cosi di morti) e questa notte è, per i piccoli siciliani, l’equivalente della Notte di Natale o di Santa Lucia di altre zone.
Una tradizione simile esisteva anche in Puglia, a Manfredonia: dove alla viglia dei Morti i bambini appendevano al bordo dei loro letti delle calze, chiamate “cavezette di murte” e, che durante la notte,venivano riempite di dolci dai defunti che passavano.

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31/10/2015 22:58


La questua invece, era una delle usanze più diffuse in tutta Italia In Sardegna i bambini, prima di cena, andavano a bussare alle porte delle case dicendo “Morti, morti” e ne ricevevano dolci, frutta secca e qualche volta anche denaro.
Mentre in Abruzzo, invece erano i ragazzi a bussare alle porte delle case chiedendo offerte per le anime dei morti e ricevevano dolci e frutta fresca e secca.

In Emilia Romagna la questua veniva fatta dai poveri, che bussavano alle porte chiedendo la carità per i morti e ricevendone cibo. In Puglia ragazzi e contadini bussavano alle case cantando una sorta di serenata alla ricerca dell””aneme de muerte” (l’anima dei morti) e venivano fatti entrare in casa e rifocillati con vino, castagne e taralli.

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31/10/2015 22:59


Le fave
Nell’antichità le fave erano il cibo rituale dedicato ai defunti e venivano servite come piatto principale nei banchetti funebri. Venivano offerte alle Parche, Ade e Proserpina.
I Romani le consideravano sacre ai morti e ritenevano che ne contenessero le anime, molto probabilmente questa credenza era legata ai caratteri botanici della pianta: le sue lunghe radici che affondano in profondità nel terreno; il suo lungo stelo cavo, secondo le credenze popolari faceva da tramite tra il mondodei morti e quello dei vivi, ma erano soprattutto i suoi fiori bianchi con sfumature violacee e con una caratteristica macchia nera, a ricordare la lettera greca theta, lettera iniziale della parola greca thànatos che significa morte. In seguito con l’avvento del Cristianesimola tradizione popolare muto’ dal mondo Romanoquesto uso delle fave, e cosi’ a seguire nel X secolo le fave divennero cibo di precetto nei monasteri durante le veglie di preghiera per la Commemorazione dei Defunti. Per la stessa ricorrenza vennero usate come cibo da distribuire ai poveri o da cuocere insieme ai ceci e lasciare a disposizione dei passanti agli angoli delle strade.

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31/10/2015 23:01


In Toscana, in Veneto e in Calabria era tradizione recarsi al cimitero e mangiare fave sulle tombe dei propri cari.
In Liguria piatto tipico del 2 novembre era lo “stoccafisso e bacilli”, stoccafisso con le fave, mentre nel Veneto erano le “faoline”, semplici fave, e in Sicilia le “fave a coniglio“, che venivano lesse con aglio e origano.
Nel corso dei secoli, causa dei rischi che le fave provocano su chi è affetto da favismo (difetto genetico ereditario che provoca gravi anemie in caso di assunzione di legumi), vennero sostituite da dolci a base di mandorle o pinoli a forma e col nome rituale di “fave dei morti”. Dolci che ri troviamo tutt’oggi in molte cucine regionali italiane, dalla Lombardia al Lazio all’Emilia Romagna al Veneto, alle Marche, all’Umbria, alla Sardegna ecc.
Anche i ceci vengono associati fin dai tempi più antichi ai defunti.
Nell’antica Grecia, durante le Antesterie, feste che duravano 3 giorni a fine inverno in onore di Dioniso si riteneva che i defunti tornassero sulla terra, l’ultima giornata era dedicata alla “festa della Pentola”, in questa giornata si cuocevano grandi pentole di civaie (ceci, fave, fagioli e altri semi) dedicate a Dioniso e Ermes, che venivano poi esposte sugli altari e offerte alle anime dei defunti affinché si rifocillassero prima di intraprendere il lungo viaggio di ritorno nell’aldilà.

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31/10/2015 23:02


E, cosi anche i ceci come le fave divennero parte della tradizione culinaria Romana e poi cristiana, nel Giorno dei Morti ceci e fave lesse venivano distribuiti ai poveri o lasciati agli angoli delle strade perché tutti potessero attingervi.
Piatti a base di ceci comparivano (e probabilmente ancora compaiono) quel giorno sulle tavole di molte regioni italiane.

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31/10/2015 23:04


L’altro importante cibo tradizionale presente sulle tavole il Giorno dei Defunti è il grano.
In tutte le culture e le religioni il grano è il simbolo stesso della vita e della fertilità. Ma per raccogliere il chicco di grano bisogna recidere la spiga – ucciderla – e il chicco solo dopo essere morto a sua volta sottoterra rinascerà in una nuova spiga.
Il grano dunque viene associato nello stesso tempo anche alla morte e alla resurrezione e diviene il simbolo del continuo e incessante ciclo di morte e rinascita della natura. In una delle tradizioni religiose più antiche, il culto misterico di Eleusi, le celebrazioni in onore di Demetra-Cerere dea dell’agricoltura e dei raccolti, prevedevano che gli iniziati partecipassero recando fiaccole e spighe di grano, simboli di luce e vita, e che, durante il rituale, la sacerdotessa tagliasse una spiga di grano – la uccidesse – e annunciasse subito dopo la nascita del divino bambino Dioniso.
Morte e rinascita, vita che nasce dalla morte. Mangiare il grano nel Giorno dei Morti viene così ad assumere, oltre che valore rituale, valore propiziatorio per garantire continuazione alla vita e prosperità. Nella tradizione culinaria italiana il grano è presente sopratutto nelle regioni meridionali e della Magna Grecia. Cotto e mischiato a vino cotto, chicchi di melograno, cannella, noci e, zucchero faceva (e fa ancora) parte delle celebrazioni rituali in Puglia, dove troviamo il Grano de Morti o anche Colva o Colba, Cicc Cuott (nella zona di Foggia), una preparazione a base di grano tenero in chicchi, lessato e condito con mosto cotto, acini di melagrana, cioccolato, noci e canditi, ed ancora in Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.
Da Nord a Sud dello stivale, con poche varianti, come le preparazioni casalinghe, artigianali o di pasticceria, ma quasi ovunque i nomi attribuiti sono similari, tralasciando le varie forme dialettali.

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31/10/2015 23:05


I dolci sono probabilmente il cibo rituale più usato in tutte le tradizioni regionali per commemorare il Giorno dei Morti.
Ogni regione ha i suoi dolci tipici che, già dal nome, richiamano la celebrazione, anche se le varie tipologie sono tra loro molto simili.
Oltre al grano cotto appena ricordato, i dolci più usati sono biscotti di consistenza più o meno dura, in genere a base di mandorle, pinoli, albumi e talvolta cioccolato. In quasi tutte le regioni italiane questi biscotti vengono chiamati “fave dei morti” o “fave dolci”.

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31/10/2015 23:09


In Lombardia si chiamano“ossa da mordere”e in Veneto, Toscana e Sicilia “ossa di morto”.
Un altro dolce tipico di questo periodo è il “pane dei morti”, che viene preparato in diversi modi nelle nostre regioni: a base di biscotti sbriciolati, cioccolato e uvetta in Lombardia; con pepe in Toscana; a forma di mani incrociate in Sicilia.
In Campania, si usa preparare il “torrone dei morti”, un torrone morbido a base di cioccolato, una piccola curiosita’ qualcuno chiama questi piccoli torroni “morticielli”, probabilmente perche la forma, ricorda quella di una cassa da morto.



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Tina


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