La figura della Befana e la festività dell’Epifania hanno origine nei riti propiziatori della fertilità che presero forma fra le popolazioni italiche nel X-VI secolo a.C.
Il termine epifania letteralmente significa “manifestazione, presenza divina, apparizione”.
La credenza voleva che il 6 gennaio, 12 notti dopo la celebrazione del Sol Invictus (il quale ricorreva il 25 dicembre, data in cui in seguito venne stabilito il Natale cristiano), delle ninfe volassero al di sopra dei campi benedicendo il raccolto.
Sovente queste entità benefattrici vennero associate alla dea Diana -divinità non solo della caccia, ma anche dei cicli lunari e delle coltivazioni- e alle sue ancelle, altre volte alla divinità minore Sàtia o ad Abùndia.
L’avvento del cristianesimo non riuscì a soffocare questa celebrazione, tuttavia l’immagine della divinità venne trasmutata in quella di una strega, benché benevola.
Da questo derivano le fattezze grottesche della vecchina e il suo abbigliamento. La scopa è da sempre associata al concetto di purificazione e, nella fattispecie, della pulizia spirituale. Per differenziarla dalle malefiche megere, nell’immaginario Medievale collettivo ci si figurava la Befana cavalcare la scopa al contrario, tenendo le remaglie di saggina di fronte a lei.
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