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Difesa personale (per uomini e donne)

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2009 10:14
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Giocoliere
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06/07/2009 15:52

Tempo fa mi sono trovato a discutere in un gruppo su un noto social network, sul fatto che molte donne (ma anche molti uomini) in questo periodo, non si sentono tutelati dalle leggi italiane, troppo permissive nei confronti di criminali, donne spesso vittime di violenze e stupri da parte di predatori, fatti confermati continuamente dai notiziari. Ho voluto, a tal proposito, creare una nota che illustrasse nel dettaglio alcune regole, che non danno una sicurezza assoluta che si possa uscire tranquilli di casa, ma che possono essere utili ad evitare e/o prevenire spiacevoli situazioni fuori dalle mura domestiche. Sentitevi liberi di copiare nei vostri appunti questa nota e leggerla con calma, o passarla ai vostri amici, ma leggetela, è gratis e potrebbe salvarvi la vita...
Su consiglio dell'amico Gabriel, abbiamo deciso di "spezzettare" l'argomento in più parti, che verranno aggiunte con cadenza giornaliera, in modo da renderla più comprensibile e dar spazio ad eventuali domande, consigli e quant'altro da parte di chi sia interessato all'argomento. Restiamo comunque a vostra disposizione.
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Giocoliere
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06/07/2009 15:54

Prefazione sulle leggi italiane sulla difesa personale
ifendere la propria incolumità o quella degli altri è un sacrosanto diritto. Tuttavia, affinchè questo diritto sia riconosciuto dalla legge, devono sussistere alcune circostanze:
La difesa deve essere inevitabile, quindi se è possibile salvare la propria incolumità fuggendo o ricorrendo all'aiuto delle autorità, bisogna farlo. Non è lecito lanciare sfide o provocare intenzionali aggressori.

Il pericolo deve essere attuale, quindi la difesa deve essere finalizzata a contrastare un pericolo contingente. Se il danno è avvenuto, non si può perseguire l'aggressore o si tratterebbe di vendetta. Se il pericolo è cessato e l'aggressore è fuori combattimento bisogna smettere di colpire (è necessario assicurarsi che l'aggressore sia fuori combattimento e non stia tentando di riprendere le forze per aggredire nuovamente)

L'offesa deve essere ingiusta, ossia non si può aggredire qualcuno solo perchè vi parla in modo sgarbato.

La difesa deve sempre essere proporzionata all'offesa, ossia se qualcuno ci colpisce a mani nude, non possiamo reagire con una bastonata in testa o sparargli, come non è lecito uccidere qualcuno che voglia rapinarci.

Per valutare correttamente la legittima difesa occorre considerare parecchie circostanze, come la condizione fisica della vittima, sesso, età, stato di salute, forza fisica e capacità difensive. Tutto ciò verrà messo in relazione con la condizione fisica dell'aggressore, uso di armi, fattore sorpresa, alterazioni dello stato di salute ecc... .

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Merlino
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06/07/2009 16:27

[SM=g7348] Bravo Marco
Io interverrò ogni tanto, con un brevo testo od immagine o video.

E' un discorso interessante, che non va trascurato.



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Giocoliere
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07/07/2009 08:14

La difesa personale e i tipi di aggressione
La difesa personale

Questo articolo non vuole essere un trattato di arti marziali, ma un modo di abituare le persone ad un atteggiamento mentale aperto a tutto ciò che le circonda. Se non si è consapevoli di quel che vi sta attorno, se non siete presenti mentalmente, siete potenzialmente delle vittime e delle facili prede.
Molti ora diranno "ma non si può vivere sempre con la paura di ciò che può succedere".
A tal proposito ricordo che siamo continuamente esposti a pericoli che ci circondano... Pericoli sul posto di lavoro, in casa, lo stesso attraversamento di una strada può essere pericoloso, soprattutto nelle ore di punta. Semplicemente noi prestiamo attenzione e non rinunciamo ad attraversare la carreggiata. Parlando di sicurezza in senso lato è la stessa cosa... non si tratta di rinunciare a vivere la nostra vita, ma di viverla prestando attenzione al fine di prevenirne gli incidenti.
Si tratta di vivere la vita con più consapevolezza... quante volte ci troviamo a fare qualcosa e pensare a tutt'altro? Quante volte ci capita di guidare senza accorgercene?
Senza dilungarmi, penso che vivere con una maggior consapevolezza possa aiutarci a vivere meglio, ma poi ognuno può pensarla come meglio crede.
Sappiate che questa nota non pretende di essere il sostituto di un corso di difesa personale. Dovete rendervi conto che niente, neanche il migliore dei corsi di difesa personale potrà mai sostituire i vostri occhi e la vostra mente, conoscere qualche tecnica di difesa personale potrebbe aiutarvi in una reale situazione di pericolo, ma potrebbe non bastare. Vi darò consigli sulla prevenzione, ma sappiate anche che qualunque strumento per la difesa potrebbe non bastare o risultare del tutto inutile. Questo può accadere sia per il rischio che uno strumento, come uno spray al capsicum non funzioni, o perchè l'accadimento potrebbe essere così repentino da non permettervi di usarlo.
Non importa dunque quanti anni avete passato a studiare le arti marziali, se poi non avete un giusto atteggiamento mentale per valutare e gestire le situazioni di pericolo imminente. Per sviluppare questa sensibilità e adottare le misure di prevenzione, è indispensabile acquisire una consapevolezza sui temi della violenza, aumentando il proprio livello di vigilanza. Oggi i pericoli ai quali siamo sottoposti sono tanti e non tratterò qui i motivi politici e sociali per cui ciò avviene. Resta il fatto che ognuno di noi è una potenziale vittima.


Tipi di aggressione

L'aggressività è un comportamento messo in atto per ottenere qualcosa e soddisfare un bisogno. A seconda delle pulsioni da soddisfare e lo scopo da raggiungere, ne consegue la pericolosità.
Esistono vari tipi di aggressore; alcuni rubano, altri stuprano, altri praticano violenza per puro piacere. Ci sono aggressori che pianificano l'attacco, altri lo attuano quando ne hanno l'opportunità e se il rischio è basso.
Un'aggressione può essere verbale o fisica e non è detto che quest'ultima costituisca un pericolo maggiore.

Aggressione verbale: Rientrano i comportamenti che necessitano di una contromisura difensiva. Non consideriamo tali gli insulti, ma solo le minacce e le intimazioni indebite, come le molestie verbali a scopo sessuale, specialmente se la vittima si trova in una situazione di netto svantaggio. Se un aggressore non rispetta la vostra intimazione voi avete il sacrosanto diritto di difendervi e prevenire un attacco fisico.

Aggressione fisica: Rientrano le azioni che comportano un contatto fisico violento e non richiesto, come colpire, afferrare, toccare, spingere. Anche se di lieve entità questi gesti devono essere fermati prima che degenerino.

Pericolosità: dipende da alcuni fattori:
obbiettivo: (rapina, violenza sessuale, vendetta...)
aggressori: (numero, stato di alterazione, fisicità)
luogo: (luogo isolato...)
ora: (notte, giorno...)
circostanze ( di sorpresa...)
modalità (a mani nude, armato di coltelli, bastoni, pistole...)

Aggressione a scopo di rapina: Solitamente effettuata da professionisti, nel senso che la loro attività è volta a conseguire un profitto e per conseguire l'obbiettivo usano violenza fisica o sottomissione. Nel primo caso si tratta di un assalitore che tende un'imboscata e rende la vittima impotente tramite violenza fisica. Nel secondo caso si tratta di rapinatore che usa minacce per intimidire la vittima, la quale resterà pietrificata dall'adrenalina, di cui parleremo dopo. Valutate se l'obbiettivo del rapinatore giustifica una vostra reazione, in quanto la sua pericolosità cessa solitamente quando ottiene il bene. Consegnate quel che vi chiede e allontanatevi, ignorando le umiliazioni verbali, non date retta al vostro ego, è sempre un cattivo consigliere (leggete anche la mia nota "il cervello triunico dell'uomo"), e non date retta a quel che penseranno di voi, non è questione di coraggio o vigliaccheria, solo di buon senso e chi la pensa diversamente è uno stupido. Se oltre alla rapina, l'aggressore usa violenza, allora siamo in una situazione in cui dovremmo lottare per sopravvivere. Un assalitore preferirà vittime inconsapevoli dell'ambiente circostante e attuerà l'attacco in ambienti poco frequentati, quindi evitate strade isolate in certi orari, ciò vi renderà un bersaglio difficile.

Aggressione conseguente a diverbi: Può essere prevenuta lavorando sul proprio ego, saper resistere ai condizionamenti sociali, al proprio orgoglio, neutralizzando le proprie emozioni negative, prima che esse ci trascinino in situazioni che altrimenti sarebbero potute essere evitate. Molta gente non evita le situazioni di pericolo per paura di quello che gli altri potrebbero pensare di loro se scappassero. La paura non è un'emozione negativa e non c'è niente di male nel provarla. Sappiate che sono gli individui insicuri quelli che rispondono alla violenza, in quanto non hanno le risorse necessarie per essere indifferenti a quello che gli altri pensano. Non sapete con chi avete a che fare, non avete la certezza che sia armato e non conoscete le reali intenzioni nei vostri confronti. L'unica via è il dialogo, e più passa il tempo, più le possibilità di uno scontro diminuiscono, soprattutto se i motivi che l'hanno fomentato sono futili. Se qualcuno vuole un pezzo d'asfalto o se vi insulta per una manovra, allertate i sensi, ma non reagite alle provocazioni. In uno scontro fisico potreste avere anche la meglio, ma nella migliore delle ipotesi una causa legale per lesioni non ve la toglie nessuno. Se la situazione degenera, siate consapevoli che le cose si svolgeranno entro certi rituali ed è necessario stabilire dei confini entro i quali è necessario agire per tempo.

Aggressione gratuita: E' la tipica aggressione che avviene nei bar o nelle discoteche da parte di individui che attaccano per motivi futili o senza alcun motivo. L'aggressore è il tipico spaccone, lo si riconosce dal modo di camminare e dalla postura da seduto, col bacino rientrato, e gambe piegate, per intenderci. Se è in compagnia si esprime in modo chiassoso e probabilmente è ubriaco. Cerca una scusa per sfogare le proprie frustrazioni, scusa che troverà nel contatto fisico o visivo con la vittima, cercando di trovare in questo contatto i presupposti per la violenza. In alcuni ambienti il contatto fisico può essere particolarmente pericoloso, in quanto viene interpretato dal subconscio come una sfida a combattere. Se abbiamo la sensibilità di riconoscere queste situazioni, abbiamo anche gli strumenti per prevenirle o uscire disimpegnandoci in tempo utile. Se qualcuno continua a fissarci dopo che casualmente abbiamo incrociato il suo sguardo, possiamo sorridergli e salutarlo, facendo finta di credere che lo abbiate già incontrato, e solitamente questo interromperà il rituale. Qualora dovesse insistere, domandandovi cosa avete da guardare, non costa nulla chiedere scusa, ricordate sempre di mettere da parte il vostro ego. Lo stesso dicasi per il contatto fisico, chiedete scusa e magari accennate un sorriso che denoti tranquillità e sicurezza. Se ci sentiamo presi di mira da qualcuno in un locale, dovremmo avere il buon senso di andare altrove.

Aggressione sessuale: E' forse l'aggressione più pericolosa, sia per l'inferiorità fisica della vittima, sia per le conseguenze che ne comporta, anche a lungo termine. La pericolosità di questa aggressione è dettata anche dal fatto che non si conoscono gli obbiettivi dell'aggressore.
possiamo distinguere tre tipi di aggressore:
1) aggressore di potenza, che ha l'obbiettivo di compiere l'atto sessuale utilizzando le mani o altre armi per intimidire e raggiungere lo scopo
2) aggressore di rabbia, che ha come scopo primario l'umiliazione e non la violenza sessuale in se. Per questo compie atti degradanti sulla vittima, sia verbali che fisici
3) aggressore sadico, senza dubbio il più pericoloso, il serial killer, che ha come scopo finale l'omicidio. L'atto sessuale erotizza l'aggressione, ma può anche non avvenire. Questa aggressione viene preparata pedinando la vittima. Se questa non risulta abbastanza vulnerabile può darsi che l'aggressore ci rinunci. In caso contrario sceglierà il momento opportuno, durante il quale resterà isolata e abbasserà la guardia. Questo succede quando la vittima si trova in un ambiente conosciuto.
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Giocoliere
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07/07/2009 08:22

Il cervello triunico dell'uomo
(Il prossimo argomento non interessa tanto la difesa personale, è per lo più un argomento per comprendere il funzionamento del nostro cervello, al fine di sopprimere il nostro ego. Non è dunque fondamentale la lettura al fine della difesa personale, ma lo reputo comunque di grande importanza).
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Tra il 1960 e il 1970, la conoscenza del cervello umano fece più progressi che nel corso degli ultimi millenni e ciò grazie agli studi dei neurologi Sperry, MacLean e Laborit.

Già prima, verso il 1875 Darwin aveva dissacrato l'uomo con la sua teoria evoluzionistica. Vent'anni dopo nel 1895, S. Freud constatava che la maggior parte dei problemi fisici dell'uomo proveniva da pulsioni primive inconsce. In seguito tali teorie progredirono poco e si restava nel campo delle ipotesi. Quella di Darwin si affinò nel neo-darwinismo e quella di Freud fu malmenata tra i suoi discepoli, quali Jung, Reich, Adler ecc.

Nel 1965 R. Sperry ebbe il coraggio di separare i due emisferi cerebrali di un paziente, sperando di porre fine alla sua epilessia. Tale separazione rivelò, con sorpresa di Sperry, che i due emisferi si comportavo da fratelli nemici, restando daccordo su alcuni compiti, ma in disaccordo sulla risoluzione di altri. Il sinistro era a favore delle ostilità, e si opponeva al destro, che invece era pacifico.

Nel 1968 P.D. MacLean, constatò, attraverso l'uso di nuove invenzioni che permettevano di vedere l'attività cerebrale, che l'uomo non aveva UN solo cervello, bensì TRE cervelli sovrapposti, ognuno comparso e rimasto nel corso dell'evoluzione, passando da quello rettile, a quello mammifero per arrivare a quello ominide. Lo chiamò cervello triunico.

Il neurologo Laborit, nello stesso periodo, fornì una spiegazione di alcuni comportamenti umani, conducendo esperimenti sui ratti, tra i mammiferi più vicini all'uomo dal punto di vista comportamentale.
Su tali scoperte, che coincisero con la guerra nel Vietnam (1961-1975), negli USA sorsero alcune tecniche di saggezza ancestrale (che ormai vengono capite meglio dal punto di vista scientifico), dando vita alla New Age. Questo movimento, ostile allo sviluppo industriale, aspirante alla libertà individuale e alla non violenza, si estese a tutto l'Occidente. Non tutti divennero hippies e andarono a cantare a Woodstock o all'Isola di Wight, molti si interessavano alla meditazione, alla contemplazione e al bio-feedback (utilizzo di apparecchi per il controllo elettrico per la modifica dello stato di coscienza).
Come si poteva prevedere, questo paradiso incontrò l'ostilità della società dei consumi da una parte, mentre dall'altra i giovani caddero nella trappola dell'illusione creata dall'uso di droghe, funghi allucinogeni, hashish, il cui effetto era quello di un accesso più rapido rispetto alle antiche modificazioni dello stato di coscienza (yoga, zen, buddhismo, arti marziali "dolci"). Eccetto casi sporadici, questi cercatori di libertà, abbandonarono il movimento New Age e si reintegrarono nel sistema.
Ma esaminiamo con maggior cura il cervello triunico:

CERVELLO RETTILE O RETTILIANO
E' così chiamato perchè fu il primo ad apparire, circa 300 milioni di anni fa. E' piccolo ma essenziale perchè contiene tutto ciò che è vitale, regolando la nutrizione, il sonno, l'istinto, i movimenti, la produzione ormonale, l'istinto di riproduzione, ecc... . Se c'è la minima possibilità di rifiutare un combattimento, lo farà, ma se è costretto a combattere non si tirerà indietro. Quindi se siete fieri del vostro grande cervello pensante-parlante, ricordate che non è questo il più importante, ma quello rettiliano, minuscolo, ma che contiene le ghiandole più vitali, come l'ipofisi, l'epifisi, il talamo e l'ipotalamo. E' nel vostro interesse conservarlo in buono stato, con una vita sana, con lo sport. Al contrario il sonno irregolare, l'uso di droghe o alcool e una vita sregolata lo danneggiano irreversibilmente. Il cervello rettile ha una memoria a breve termine, impara poco e solo dopo un lungo periodo di addestramento, ed è una fortuna, perchè se si lasciasse influenzare dall'uomo, o da certe fantasie intellettuali di alcune arti marziali, non sopravviveremmo per molto. E qui nasce una domanda; Se talune arti marziali non servono a salvarci, dunque tutto l'allenamento è solo fatica sprecata? La risposta dei neurologi Laborit e MacLean è si, ma siccome non erano praticanti di arti marziali nessuno ci impedisce di sognare. Il pericolo di alcuni stili marziali sta nel fatto che non svelano le loro vere intenzioni, dando al praticante l'illusione che quelle tecniche siano efficaci all'esterno come lo sono nel dojo.

CERVELLO MAMMIFERO O PALEO-MAMMARIO
Sotto il cervello rettile nasce il cervello mammifero, circa 160 milioni di anni fa. Si sarebbe fatto a meno di questo cervello per vivere, ma esso ha dato modo alla nostra specie di migliorarsi. Questo cervello è incredibilmente emotivo e cocciuto. Si è preso una così grande parte della nostra vita che ormai funzioniamo su una base emotiva per ritrovare il piacere provato dai nostri cinque sensi. Siccome è anche il centro dei rituali e dei mammiferi (intimidazione, affronto), l'uomo segue queste leggi senza rendersi conto che si comporta come ogni mammifero sano di mente. Il cervello mammifero è molto duro d'orecchi e finisce per credere a quel che viene ripetuto a lungo con tonalità particolari. Capiamo dunque come le religioni, le sette o la politica usino particolari rituali, come canti, litanie o preghiere per imprimere ciò che si vuole radicare. Ora capite perchè difficile modificare il cervello mammifero di una persona con altro credo, o perchè, dopo una conversazione in cui ciascuno cerca di convincere l'altro con argomenti intelligenti, senza che nessuno dei due ascolti, alla fine se ne vanno pensando "quello è stupido", non è così? Forse ora che avete capito come funziona questo cervello, smetterete di parlare per convincere, ricollegandovi alla saggezza di Lao Tse: "l'uomo che sa (di non essere ascoltato) non parla, l'uomo che parla (prova la sua ignoranza poichè...) non sa".

CERVELLO NEO-MAMMIFERO
Si sovrappone agli altri due all'incirca 50 milioni di anni fa. Non lo possiamo chiamare cervello umano perchè anche gli altri mammiferi ne hanno uno anche se più piccolo. Questo nuovo cervello è utile ma crede che comandi lui. Le sue capacità sono stupefacenti, è capace del meglio o del peggio, nell'uomo dominato dall'ego la proporzione del peggio è del 75-80%, contro il 10% del meglio.
Ma da dove vengono i lampi di genio? Gli psicologi pensano che questo cervello non valga molto, in quanto i lampi di genio arrivano quando questo cervello è a riposo, ad esempio durante la meditazione o la siesta. Non si sa comunque quale sia il processo perchè tutto ciò si inneschi. La soluzione potrebbe essere bloccata tra i due cervelli muti, da questo cervello intellettuale, ma la domanda resta comunque. Da dove viene il genio?

Tanto vale non porsi più la domanda e ricordarsi che in un combattimento marziale, sia esso un affronto rituale o un vero e proprio combattimento, la regola è svuotare la mente, rimanere rilassati, in parole povere fare in modo che il cervello intelligente smetta di fare l'intelligente e non si immischi in quel che non sa fare.

Laborit affermava che il cervello nuovo non fa niente, non sa fare niente e non può fare niente. E' il più lento dei tre cervelli di 10 volte rispetto al rettile e 5 rispetto al mammifero. Questo è importante nell'arte marziale. Più penserete, meno sarete rapidi.

Tutti riconoscono l'inconveniente dell'ego che risiede nel cervello intellettuale, proprio come quello della menzogna che ne fa parte. Il più delle volte lo notiamo sugli altri ma non su noi stessi e continuando così l'ego trionfa, sino a quando non ci troviamo in una situazione di grave pericolo e l'ego scompare spontaneamente.

Se l'ego è ancora presente in una reale situazione di pericolo di vita, l'uomo non ha afferrato la gravità della situazione, dunque voi siete in vantaggio ed egli si trova in uno stato mentale suicida. E' la ragione per la quale nel Tai chi, o nel Dim Mak, come nelle altre vere arti marziali, ci si dedica tanto alla soppressione dell'ego.

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Merlino
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07/07/2009 11:14


Io vorrei ricordare una frase,
una delle prime mie frasi che dicevo sempre nei corsi di Difesa Personale:

Nella strada non ci sono regole
.

Questo va ricordato sempre.
Vuol dire che la sorpresa e la scorrettezza sono proprie dell'aggressore tipico.

Non per esser pessimisti dico questo, ma per esser accorti e vigili.
Guardare i segnali, guardare ed osservare ciò che è intorno a noi.
Nella persona più innocua si può celare un imprevisto o una spiacevole situazione

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07/07/2009 20:04

esatto Gabriel, purtroppo solitamente un aggressore usa l'inganno, uno specchio per le allodole, su una potenziale vittima, quindi un corso di difesa personale dovrebbe dare più che altro dei metodi per evitare e prevenire spiacevoli situazioni, ricordate che la violenza è sempre l'ultima strada da seguire e che comunque non potrà darvi la sicurezza assoluta di uscire fuori da una situazione di pericolo... ma ci arriveremo con i prossimi argomenti [SM=x1866716]
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08/07/2009 08:47

Le vittime e la paura
Le vittime
Bisogna capire che gli aggressori cercano sempre la vittima più facile. Se l'aggressore ci ha scelto è perchè probabilmente qualcosa nel suo istinto gli ha comunicato una nostra debolezza. Quindi, la chiave della difesa personale consiste nel rendere se stessi un bersaglio difficile. Se un ladro vuol derubare un appartamento sceglierà sicuramente quello meno protetto da cani da guardia e sistemi di allarme. Allo stesso modo, bisogna fare in modo che la nostra persona venga percepita come un bersaglio difficile... se prestiamo attenzione a ciò che ci circonda e dimostriamo un atteggiamento dissuasivo, probabilmente non saremo una vittima. I soggetti insicuri sono quelli più a rischio, e mi riferisco alle persone che manifestano un'andatura incerta, con una voce esitante, che si imbarazzano spesso. Gli aggressori non scelgono mai a caso le vittime. Per questo, soprattutto in ambienti a rischio, dimostrate un atteggiamento calmo e sicuro, evitate le situazioni di sfida, se incrociarte lo sguardo con qualcuno, lasciate che i vostri occhi guardino oltre, come se cercaste una persona; questo vi consentirà di non essere fraintesi, evitate comunque di abbassare lo sguardo, che denoterebbe insicurezza. Se nonostante tutto si dovesse verificare un contatto verbale, evitate di controbattere e andate via, mantenendo un comportamento tranquillo. Solitamente questo è sufficiente ad uscire dalla situazione, ma se al contrario doveste essere avvicinati, preparatevi ad affrontare la situazione come meglio potete.

La paura
In condizioni di agitazione, stress, paura, ansia e freddo, la ghiandola surrenale, stimolata dall'ipotalamo, secerne l'adrenalina, che, attraverso il flusso del sangue, raggiunge specifici recettori situati nel fegato, nei muscoli, nel cuore e nel sistema vascolare, producendo effetti stimolanti. La sensibilità al dolore diminuisce, il cuore batte rapidamente e i muscoli ricevono più sangue. Saremmo nella condizione ideale per poterci difendere, se non fosse per il fatto che tutto ciò è percepito come paura, ed anzicchè avvantaggiarci della condizione indotta dall'adrenalina, ci sentiamo pietrificati, il corpo si irrigidisce. Ma perchè avviene tutto ciò?
La paura è un'emozione che proviene dal nostro cervello rettiliano (per maggiori informazioni consultare la relativa sezione della mia nota "il cervello triunico dell'uomo"). Si tratta di un meccanismo di difesa molto antico, che ci spinge, se possibile, a fuggire, o restare immobili. E' una parte di cervello che impara poco e solo dopo molto tempo... questo meccanismo di difesa, se poteva salvarci la vita in passato contro una tigre dai denti a sciabola, non ci tornerà utile nel confronto con un aggressore che legge la sua superiorità fisica e verbale nel nostro atteggiamento.
Gli effetti dell'adrenalina sono:
sudorazione aumentata, soprattutto alle mani, torpore o tremore, movimenti limitati, vista ristretta (a tubo), udito alterato, voce alterata (acuta), cambiamento di colore del volto (rossore o pallore), vampate di caldo o brividi di freddo, pupille dilatate, posizione eretta, respiro affannoso, tachicardia, disturbi gastro enterici (nausea, stimolo ad orinare o defecare), lucidità diminuita (arriva anche a manovrare la facoltà di parola, dovuta al ridotto afflusso di sangue al cervello a vantaggio delle aree muscolari più importanti per la difesa).
Inoltre, dato il fatto che una possibile aggressione non capita tutti i giorni, gli effetti di questi ormoni saranno accentuati dal panico di sentirsi inermi davanti ad una tale situazione. Contrariamente, l'organismo di un rissaiolo incallito è abituato alla stimolazione di potenti ormoni, e gli effetti collaterali verranno avvertiti in maniera minore e le sensazioni che ne susseguono non lo spaventano affatto, anzi, ricercherà inconsciamente tali situazioni.
Che fare per minimizzare gli effetti dell'adrenalina?
Occorre capire a fondo quali meccanismi scatenano le reazioni chimiche, scambiate per paura, proprio negli attimi che precedono lo scontro o la fuga. Considerate anche che non è importante ciò che accade, ma come voi siete abituati ad interpretarlo. Se decidete di aver paura allora sarete spaventati, a se decidete di arrabbiarvi, allora lo sarete. Sviluppate un atteggiamento positivo, l'adrenalina che vi scorre dentro è un potente ormone, è gratis ed è una vera benedizione che vi consente di essere pronti a difendervi senza alcun esercizio di riscaldamento o stretching, vi consente di avere maggior velocità e potenza, per questo dovete approfittarne. Sviluppate avversione verso chi vuol fare di voi una vittima. Abbassate il baricentro, rientrate il bacino per una maggior stabilità, sorridete, rilassate i muscoli del viso, delle spalle, respirate nell'addome anzichè nella cassa toracica, la respirazione diaframmatica vi permetterà una maggior resistenza e maggior rilassamento (per maggiori informazioni vedere la mia nota "il qi gong contro il mal di schiena"), rallentate il ritmo del respiro e di conseguenza rallenterà il battito cardiaco, le pupille si restringono, la voce diviene meno acuta. Se avete difficoltà a fissare l'avversario negli occhi fissate il naso o un punto tra naso e bocca. Ora, carichi dei vostri ormoni, siete pronti a difendervi, non siete più la vittima passiva del predatore e siete decisi ad invertire i ruoli. Ora il vostro avversario lo sa e potrebbe rinunciare.
Questo training autogeno dovrebbe essere ripetuto periodicamente, visualizzando scene di pericolo e le difese che siete in grado di adottare. Attiverete così una serie di neuroni che reagiranno di fronte allo stimolo.
Tornando per un momento ad una situazione di rapina, se usano un'arma e vogliono solo il portafogli, non vale la pena correre rischi, date retta al vostro cervello rettiliano, ricordate di usare la difesa personale solo se la vostra vita è realmente in pericolo.
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08/07/2009 08:48

IL QI GONG CONTRO IL MAL DI SCHIENA – Lavoro interno ed esterno
(Come per la nota "Il cervello triunico dell'uomo", questa nota poco ha a che fare con la difesa personale, ho voluto aggiungerla comunque per meglio spiegare alcuni passi descritti nel capitolo sulla paura. Gli esercizi di Qi Gong sono tantissimi e quello che descrivo qui sotto è solo una piccola parte di esercizi presi dal Qi gong duro degli stili Shaolin, e quello morbido e morbido duro degli stili del Wudang).

Parlare in poche righe del Qi Gong è impossibile. Letteralmente Qi Gong vuol dire lavoro del Qi, consiste in esercizi statici o comunque con poca dinamicità, durante i quali ci si concentra sulla postura, sull'attenzione e sulla respirazione.

Già nel Tao Te Ching, è riportato l'uso di esercizi di respirazione che avevano lo scopo di far circolare l'energia interna attraverso i canali energetici, chiamati meridiani, con il conseguente miglioramento della vita.

Molto è stato scritto sul Qi in passato; nel III° secolo d.C. Hua Tuo, un chirurgo, crea una ginnastica per far circolare il Qi nel corpo umano, tale ginnastica prende il nome di Wu Qin Xin, o gioco dei cinque animali. Più tardi (502-507 d.C.), un monaco indiano, Ta Mo, conosciuto anche come Bodidharma, durante un viaggio in Cina, si rende conto che i monaci del tempio di Shaolin sono logorati dalle lunghe ed estenuanti ore di preghiera; dopo anni passati in meditazione crea il primo vero tipo di Qi Gong, diviso in due stadi che chiama rafforzamento dei muscoli/tendini, e lavoro del midollo/cervello. Sun Tsu Mao scrive il Chen Chi Fan nel quale insegna l'uso dei sei suoni legati agli organi interni. Tra il 960 e il 1279 d.C. il monaco Chan San Feng crea il Tai Chi Chuan, un'arte marziale che non si basa sull'uso della forza fisica, la cui energia nasce dal Tan tien. Ad oggi il tai chi è la forma più elevata di Qi Gong. Il generale Yue Fei crea il Baduanjin, gli otto pezzi di seta preziosa.

L'attenzione: scopo primario nel Qi Gong è l'attenzione, ossia la concentrazione su ciò che stiamo facendo, concentrandoci quindi sulla postura e sulla respirazione. All'inizio ci vorrà del tempo per raggiungere uno stato di concentrazione elevato, ma col tempo si riuscirà ad attivare tale muscolo. Ricordate che chi non è padrone della propria attenzione è schiavo della seduzione altrui.

La postura: rappresenta il secondo scopo che ci si deve prefissare. Una buona postura sta alla base di una buona circolazione del Qi, oltre che alla salvaguardia della spina dorsale nel corso degli anni, serve a sciogliere le tensioni muscolari.

La respirazione è il terzo stadio da raggiungere. Una buona respirazione sta alla base di una buona vita. Si deve imparare a sviluppare una percezione della propria interiorità, andando ad "accarezzare" col respiro gli organi interni e ciò è possibile solo con la concentrazione mentale.

In conclusione, Qi Gong e Tai Chi sono arti del benessere, sono stili di vita che se praticati con costanza danno grossi risultati a livello psico-fisico.


PARTE PRIMA – Il lavoro interno

Prima di tutto vorrei fare una precisazione: il Qi Gong è un metodo pratico e sicuro, non comporta grandi sforzi, per cui mi rivolgo a chi abbia intenzione di guarire seriamente dai dolori del mal di schiena: gli esercizi che descriverò devono essere eseguiti almeno una volta al giorno. I risultati verranno col tempo, non arrendetevi se non notate miglioramenti; continuate i vostri esercizi. Dico questo perchè, purtroppo, la gente con problemi alla schiena non si fa coinvolgere facilmente nel processo di guarigione. Siamo i peggiori nemici di noi stessi, mentre basterebbe seguire poche regole per star bene. Detto questo vorrei passare ad esaminare le possibili cause del mal di schiena.
Il dolore può essere causato da uno stiramento, o da una infiammazione o trauma ai tendini e ai muscoli della schiena. La causa più grave restano comunque gli spasmi nella regione lombare.

L'informazione
Prima di tutto, informatevi, solo così potrete prevenire problemi alla schiena, ricercate le possibili cause e, se avvertite un dolore ricercate subito il problema, fate degli esami, solo in questo modo saprete dove intervenire anche se è difficile stabilire con esattezza dove si trova il problema. Sperimentate sia cure occidentali che orientali, ma datevi da fare. Rimettete soprattutto in discussione il vostro stile di vita. Se il lavoro vi costringe a stare seduti per troppo tempo, fate una pausa per sgranchirvi la schiena, bastano cinque minuti!!! Fate sport, non siate pigri, mantenete la forma, fate lunghe passeggiate; una buona forma costituisce fondamenta forti per sostenere il corpo in condizione di equilibrio. Se vi accorgete che stando seduti siete in una posizione errata, correggetela, riducete lo stress che può causare un irrigidimento della schiena; solitamente lo stress è causato da stili di vita eccessivi, lavori deprimenti, preoccupazioni o altro ancora. E' necessario eliminare le cause di stress o queste si ripresenteranno. Evitate inoltre il fumo e la sovralimentazione.
Possiamo ora cominciare a parlare del Qi Gong. Di seguito riporterò il lavoro interno del Qi Gong, che rappresenta la prima fase da studiare per ottenere dei benefici:

1) corpo: prima di cominciale la pratica del Qi Gong il vostro corpo deve essere calmo e rilassato. Dovrete trovare il vostro equilibrio fisico e mentale. Assumete una posizione eretta col bacino leggermente rientrato, portando il coccige in avanti, la lingua che tocca il palato, il mento leggermente rientrato; immaginate di avere la testa appesa ad un filo sospeso in cielo, le gambe devono essere leggermente divaricate all'altezza delle spalle, ginocchia leggermente piegate (non superare comunque le punte dei piedi).

2) respirazione: La respirazione gioca un ruolo fondamentale nel Qi Gong come nel Tai Chi. Durante l' inspirazione guidiamo il Qi verso l'interno, e durante l'espirazione lo guidiamo verso l'esterno. Bisogna imparare a condurre il Qi attraverso gli organi interni ed il midollo osseo nella fase di inspirazione e a guidarlo esternamente verso la cute durante l'espirazione. Esistono poi vari metodi di respirazione nel Qi Gong, ma i più comuni sono due: respirazione addominale normale o respirazione buddhista e respirazione addominale inversa o taoista. Nella respirazione buddhista portiamo fuori l'addome durante l'inspirazione e dentro durante l'espirazione (respirazione diaframmatica), mentre la cavità Huiyin, posta al centro del perineo dovrebbe essere spinta all'infuori nell'inspirazione e ritirata nell'espirazione; in quella taoista rientriamo l'addome durante l'inspirazione e lo rilasciamo durante l'espirazione; in tal caso la cavità Huiyin verrà sollevata durante l'inspirazione e spinta all'esterno nell'espirazione.

3) mente: gli esercizi precedentemente descritti servono a calmare la mente, che è considerata il generale il quale ha il compito di dirigere il Qi attraverso gli organi interni e le ossa. Inspiriamo profondamente e lentamente dirigendo il respiro verso il Tan Tien superiore (tra le due sopracciglia); concentrate per qualche minuto la respirazione su questo percorso, naso - Tan Tien superiore, avvertirete una sensazione di calore su questo tratto. Fatto ciò dirigete il respiro dal Tan Tien superiore a quello mediano (plesso solare); quando parlo di dirigere il respiro in realtà la respirazione è completa, ma voi soffermatevi mentalmente sui punti descritti. Una volta arrivati a questo punto, il Qi fuoco presente nel Tan Tien mediano vi potrà rendere agitati, perciò inspirate profondamente e dirigete il Qi dal Tan Tien mediano ai polmoni, rilassandoli durante l'espirazione. Ogni volta che siamo agitati basta fare questo esercizio. Infine concentrate il Qi sul Tan Tien inferiore e tenetelo temporaneamente all'interno controllando la respirazione.

4) Qi: per curare una lesione o un dolore usate la mente per dirigere il Qi sul punto. Se quel che fate è corretto avvertirete il calore nell'area interessata.

5) spirito: Per vincere il dolore avete comunque bisogno di una dose di combattività. Tale spirito ridurrà in maniera efficace i tempi di guarigione.

Quanto detto sopra rappresenta solo uno dei molteplici aspetti del Qi Gong, che prevede soprattutto un lavoro interno. Di seguito fornirò degli esercizi esterni da praticare, comunque per qualsiasi domanda sono a vostra disposizione, risponderò appena possibile. Se non avvertite le sensazioni descritte precedentemente, non preoccupatevi, cercate di concentrarvi per quanto potete, non datevi fretta.



PARTE SECONDA – IL lavoro esterno


Il Qi gong esterno è anche detto Wai Dan Qi gong, quello interno Nei Dan Qi gong. Come abbiamo notato il Nei Dan Qi Gong pone l'accento sugli esercizi di postura e respirazione, quindi sul massaggio degli organi interni, di contro il Wai Dan Qi Gong si sofferma maggiormente sugli esercizi fisici o utilizza la mente per guidare il Qi verso le estremità del corpo.
Esistono tre tipi di Qi gong esterno: morbido, morbido-duro, duro. In quello morbido lo scopo è quello di esercitare i legamenti e migliorare la circolazione sanguigna mediante movimenti gentili; in quello morbido-duro le articolazioni vengono mosse con delicatezza, mentre i tendini vengono leggermente contratti; nel Qi gong duro viene a svilupparsi la forza dei muscoli e dei tendini. Questo ultimo tipo di Qi gong non è molto diverso dall'allenamento che viene fatto dai pesisti, con la sola differenza che nel Qi gong si impiega anche la mente, grazie alla quale si guida il Qi all'interno del corpo e l'allenamento è molto più efficace.
Per migliorare la circolazione energetica è bene rilassare le articolazioni, eseguendo poi qualche esercizio di stretching, specie se vi sono lesioni o dolori, quindi eseguire una serie di movimenti atti a riscaldare le articolazioni e infine esercizi di rilassamento articolare per allontanare il Qi dalle articolazioni.
Prima di descrivere gli esercizi, è bene sapere che dopo esservi esercitati potreste avvertire un aumento del dolore ai muscoli della schiena e ciò è normale, per due motivi: state esercitando dei muscoli che difficilmente avete allenato prima d'ora, che quindi sono piuttosto deboli. Per questo è bene eseguire poche serie di seguito, all'inizio. Quando vi sentirete più forti potrete aumentare gradualmente le serie. Questo è il modo giusto per rinforzare un corpo debole; Il secondo motivo è che ci sarà un incremento della circolazione energetica e sanguigna, la quale provocherà un aumento della sensibilità nel vostro sistema nervoso presso l'area esercitata. Non scoraggiatevi, ma considerate quella situazione spiacevole come una sfida e ricordate che più vi muovete e più migliorate. Nel caso doveste avvertire un dolore acuto o un formicolio o un bruciore, o un dolore che si estende lungo le gambe riducete il numero di ripetizioni e consultate il medico.

1) Sciogliere la regione lombare: Piegate le braccia e portatele davanti al petto coi palmi rivolti verso il basso. Eseguite lentamente delle rotazioni del busto a destra e a sinistra. Questo esercizio rafforzerà gradualmente i muscoli del busto. all'inizio eseguite 6 rotazioni per lato.
2) Mantenete le braccia piegate vicino al petto, quindi muovetele verso l'alto, in avanti e poi verso il basso, a creare un cerchio completo, quindi risalite col busto e ripetete. Questo esercizio scioglie delicatamente il busto.
3) Poggiate le mani sulla vita e roteatela facendole compiere un giro, cominciate in un senso e poi cambiate. Se sentite dolore rimpicciolite il raggio del cerchio.

Dopo aver sciolto i muscoli della vita, dovreste allungare i muscoli del busto. Eseguendo gli esercizi di stretching in modo corretto si stimola la circolazione energetica e sanguigna esi eccitano le cellule, salvaguardando il corpo. Questa è la chiave per la salvaguardia della salute. Quando fate stretching dovreste trattare i muscoli, tendini e legamenti come fossero degli elastici, allungandoli lentamente, o correrete il rischio di spezzarli. D'altro canto è vero che se non li allungate abbastanza non avrete alcun effetto. Un buon allungamento dovrebbe darvi una sensazione di benessere e vigore.

1) Allungamento del busto: Intrecciate le dita e portate le mani sopra la vostra testa immaginando di esercitare una spinta verso l'alto con le mani e verso il basso coi piedi. Non contraete i muscoli o non potranno allungarsi. Se eseguito correttamente, avvertirete una sensazione lungo i muscoli della vita. In seguito rilassate e ripetete l'esercizio cercando di volta in volta di tirare sempre di più. Ricordate di mantenere i palmi verso l'alto durante l'esecuzione, le vertebre inferiori non devono essere spinte fuori e il bacino deve rimanere parallelo al terreno. Mantenete la posizione per 10 secondi e poi ruotate il bacino a sinistra, mantenendo la posizione per 5 secondi, quindi tornate e ripetete lo stesso verso destra. Poi piegate il busto in avanti fino a toccare i piedi ed eseguite delle oscillazioni col bacino per sciogliere il tratto lombare. Mantenete questa posizione per 10 secondi. Ora accucciatevi mantenendo le piante dei piedi attaccate al suolo e allungate i talloni e ripetete per tre volte. Alla fine della pratica dovreste percepire una sensazione di calore e benessere in tutto l'organismo. Se percepite un lieve dolore è un buon segno, ma se il dolore diventa insopportabile forse avete esagerato.

2) allungamento del collo: Il collo racchiude il punto nel quale il percorso del sangue e del Qi si incrociano. Quando il collo è rigido anche la schiena e il petto si irrigidiscono. Si devono allungare prima i muscoli e i tendini superficiali, per poi passare ai legamenti che sono più in profondità. Portate la testa diagonalmente indietro, portando anche indietro la spalla della parte opposta (es: se portate la testa indietro verso sinistra dovrete portare indietro anche la spalla destra). mantenete la posizione per 20 secondi, poi portate la testa in avanti e diagonalmente e mantenete per 20 secondi. Fatto ciò stendete la testa in avanti e ruotate a destra e sinistra, infine riportatevi in posizione eretta ed eseguite 10 rotazioni a destra e dieci a sinistra, sempre alternando. Se eseguirete questi esercizi con costanza e pazienza avvertirete i primi miglioramenti già dopo tre mesi e sarete completamente guariti dopo sei mesi. Il Qi gong non è un farmaco ma una serie di esercizi e movimenti che fanno uso della respirazione per indirizzare l’energia, utile al recupero del corpo fisico.
Il primo esercizio che ho descritto per l'allungamento del collo fa parte di una serie di movimenti di Qi gong morbido e morbido-duro, derivati dagli stili marziali del Tai chi Chuan e della Gru bianca, mentre il secondo fa parte del Qi gong duro, sviluppato nel tempio di Shaolin. La sua pratica mira a ristabilire la resistenza dei muscoli e dei tendini del busto, riducendo la pressione esercitata sulle articolazioni vertebrali. Da quanto appena detto si evince che è bene eseguire prima il Qi Gong morbido e morbido-duro in modo da curare il problema più in profondità, per poi passare al Qi gong duro per potenziare i muscoli e i tendini del busto.

Quello che ho qui descritto rappresenta una piccolissima parte degli esercizi di Qi gong, che comunque sono molto efficaci contro il mal di schiena e i dolori cervicali. Presto scriverò altri argomenti in merito a questo problema che affligge l'80% della popolazione mondiale. Spero di essere stato abbastanza esauriente e spero che chiunque si trovi a leggere questo argomento applichi alla lettera i miei consigli. Studiate la prima parte, comprendetela e se avete domande contattatemi, quindi passate a studiare la seconda. Il Qi gong è un metodo valido a tutti gli effetti, purchè venga praticato con costanza e forza di volontà.


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09/07/2009 06:54

Le trappole e i segnali premonitori
(Analizziamo ora un importante argomento riguardante la difesa personale e cioè l'uso delle trappole da parte di un aggressore, dopo di che, nel prossimo argomento parlerò dei segnali premonitori, di come riconoscere cioè una probabile minaccia. Leggete attentamente questi argomenti, sono molto importanti!!!)

Le trappole
Quasi tutti gli attacchi per strada avvengono dopo un inganno iniziale, attraverso il quale gli aggressori costruiscono una situazione a loro favorevole. Dialogo, distrazione, atteggiamento disarmante e inganno sono spesso utilizzati dagli aggressori. L'attacco in questi casi non è diretto, ma preceduto da espedienti con l'intento di farci abbassare la difesa. Il dialogo serve a distrarre la vittima e anche persone con molta esperienza possono essere vittime di tali tattiche. Attenti a coloro che si avvicinano a voi, qualunque cosa vi dicano, qualunque sia il tono della voce o abbigliamento. Se siete in un'area a rischio è meglio non rispondere e sentirsi dare del maleducato, piuttosto che cadere vittima di una trappola. Comprendere questi stratagemmi è fondamentale se volete diventare un bersaglio difficile e se vi accorgete che si prepara un'aggressione ai vostri danni, fuggite. Sviluppate la capacità di ascolto del vostro istinto. Se è troppo tardi, tentate una dissuasione verbale, restando ad una distanza di sicurezza (due volte un braccio) ed usate la ragionevolezza, mantenendo un comportamento calmo e sicuro e la voce controllata, evitate la sfida e mettetevi in una posizione di guardia (di lato) con disinvoltura.
La dissuasione verbale è fondamentale nei corsi di antiaggressione femminile e non può essere insegnata in un libro, bisogna sperimentarla ad alta voce, sotto la guida di un istruttore e sotto stress. Mi limiterò qui a descrivere due concetti fondamentali:
1) una donna non deve mai instaurare un dialogo con un potenziale aggressore, limitandosi a ribadire la formula di dissuasione del tipo "stai lontano"
2) una donna non deve mai concedere al potenziale aggressore di invadere la propria zona di sicurezza, il limite oltre il quale essa si sente a disagio o in pericolo
Riguardo agli uomini invece, la difesa verbale deve essere adeguata al temperamento di ciascuno e al proprio stato d'animo, e in ogni caso sempre coincisa, decisa e accompagnata dal linguaggio del corpo. L'obbiettivo è comunque sempre quello di disimpegnarvi al più presto. Dovreste anche creare una protezione ponendo una mano tra voi e l'aggressore, che servirà a mantenere la distanza e che costituisce anche la prima barriera ai colpi dell'aggressore. Tenete d'occhio il linguaggio corporeo dell'aggressore, se avanza, l'attacco è imminente, non toccate mai l'avversario e se lui tocca la mano che avrete messo come difesa più d'una volta, l'attacco è imminente e dovrete passare all'azione senza indecisione. Quando agite, dovete essere sicuri di ledere l'avversario il tempo necessario per aprirvi una via di fuga e scappare.
Sarebbe opportuno anche manfestare le proprie intenzioni che non state cercando guai e non volete lo scontro, probabilmente dirà qualcosa di volgare e si avvicinerà e quello è il momento in cui dovrete decidere di agire, i testimoni diranno che non avevate scelta, evitate di infierire inutilmente o per vendetta e disimpegnatevi il prima possibile.

Segnali premonitori

Analizziamo quelli che possono essere i segnali per comprendere le reali intenzioni di un aggressore. Queste indicazioni hanno il solo scopo di aiutarvi a comprendere meglio la situazione in cui vi trovate, cogliendo anche le più piccole sfumature, che potrebbero comunque manifestarsi anche in minima parte.
1) il predatore mentre si parla muove gli occhi in maniera irregolare, guardando in ogni direzione, probabilmente sta controllando l'area per verificare la presenza di eventuali testimoni o polizia
2) Il viso è pallido, gli occhi spalancati, sguardo serio e teso, muoverà continuamente gli arti, anche per mascherare un leggero tremore, la voce sarà tremante
3) Le braccia sono allargate e vuole apparire più grosso di quel che è
4) La minaccia può essere manifestata anche da un movimento delle dita che invita la vittima ad avvicinarsi
5) potrebbe lanciare una sfida muovendo la testa o toccandosi il collo, proteggendo la gola
6) gli occhi sono sporgenti, fissi e cerca di non sbattere le ciglia

ad un certo punto il predatore si prepara al'attacco, le sopracciglia si abbassano, assume una posizione di guardia, girandosi di lato, si avvicina e aumenta i movimenti delle braccia e, se è armato, è probabile che una mano resti nascosta e che impugni un'arma.
attenti anche a trucchetti del tipo: l'aggressore finge di andarsene e in realtà carica un braccio per colpirvi, vi minaccia con una mano e in realtà vi colpisce con un'arma nell'altra mano o vi lancia qualcosa addosso e subito dopo colpisce...
Se gli aggressori sono due, probabilmente uno vi impegnerà verbalmente e l'altro vi attaccherà alle spalle. Cercate di utilizzare una visione periferica, anche se l'adrenalina ha ristretto la vostra visuale, muovete la testa lo stretto necessario, non fate capire che state controllando i movimenti dell'altro avversario che vi si avvicina da dietro, in questo modo potreste essere voi a colpire l'aggressore guadagnando spazio e tempo per fuggire. Potreste usare anche voi qualche espediente, del tipo fare una domanda all'aggressore distraendolo, del tipo "ma non sei l'amico di...?" e colpirlo mentre la sua mente si distoglie dall'azione che sta compiendo.

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09/07/2009 11:55







04/03/2009 11:08 - UNITI MAGGIORANZA ED OPPOSIZIONE CONTRO GLI ABUSI
"Chi umilia una donna non e` un uomo. 8 marzo è sempre”
Stefania Benatti, assessore ai Diritti e Pari Opportunità, ieri in conferenza stampa ha presentato, la campagna di sensibilizzazione promossa dalla Regione contro la violenza sulle donne. Con lo slogan:”Chi umilia una donna non e` un uomo. 8 marzo è sempre” si cerca di dare un chiaro segnale alla comunità marchigiana, della presenza delle istituzione a tutela delle donne che subiscono abusi. Nel 2008, secondo i dati forniti dalla Prefettura, nelle Marche sono state denunciate 93 violenze di cui 80 su maggiorenni, ed è per questo che la Benatti, affiancata dalle consigliere di maggioranza e opposizione, Adriana Mollaroli, Rosalba Ortenzi, Franca Romagnoli, Katia Mammoli, Graziella Ciriaci e con Adriana Celestini, presidente Commissione Pari Opportunita, vuole divulgare lo slogan su tutto il territorio attraverso manifesti, giornali, cinema, radio e tv. Nel pomeriggio di sabato, 7 marzo, inoltre, il presidente della Regione Gian Mario Spacca, sottoscriverà un protocollo di intesa con Prefetture, Province, Ufficio Scolastico Regionale, Asur e Aziende Ospedaliere per la definizione di piani e azioni condivise di lotta e prevenzione alla violenza sulle donne. Ricordiamo che la Regione Marche, è al secondo posto in graduatoria a livello nazionale per un progetto contro la violenza sulle donne, approvato dal Ministero per le Pari Opportunità, per 187mila euro.


www.notiziarioitaliano.it/?articolo=4450



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09/07/2009 11:59





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1522, antiviolenza donna
del 13/04/2006

Attivato lo scorso 8 maggio, proprio in occasione della festa delle donne, il 1522 è il servizio telefonico gratuito che il Ministero delle Pari Opportunità mette a disposizione per tutte le donne che subiscono violenza. Il servizio fornisce supporto specialistico di accoglienza ed assistenza psicologica e giuridica e di indirizzo verso le strutture pubbliche e private presenti sul territorio dai centri antiviolenza, alle forze dell'ordine e strutture sanitarie. Un ulteriore passo verso la costituzione di quella che sarà la rete nazionale antiviolenza.

Violenza sulle donne, male evitabile

La violenza sulle donne è universale ma non è inevitabile. Solo pochi giorni fa Amnesty International ha pubblicato un rapporto dal titolo "Albania, violenza contro le donne in famiglia" in cui l'organizzazione per i diritti umani denuncia numerosi casi di donne prese a schiaffi, calci e pugni, minacciate con pistole e coltelli, stuprate e, in alcune circostanze, uccise. Ma questo non succede solo oltre i nostri confini. "Lo scenario di riferimento nel nostro paese resta preoccupante" ha ammesso Marco Lupo del Ministero delle Pari Opportunità, " basta pensare che nella fascia di età tra i 15 e i 50, la prima causa di morte della donna è attribuibile a violenze subite: su 3 morti violente, una è compiuta da mariti, conviventi o compagni.". E per assurdo il vero ostacolo è rappresentato dal fatto che la maggior parte delle donne vive la violenza subita come una vergogna, come un evento da nasconde e piuttosto sopportare. Ma non tutte sono però fortunate: talvolta le vittime non riescono a scampare alla violenza se non ricorrendovi a loro volta oppure suicidandosi, molte continuano a subire violenza fisica e psicologica, senza trovare la forza di reagire. Il servizio 1522 è una della risposte delle istituzioni, in particolare il Ministero per le Pari Opportunità, a tutte le donne che subiscono violenze e abusi, o hanno bisogno di un supporto a causa di condizioni di disagio. La richieste di assistenza e sostegno è forte, come segnalato da numerose associazioni che da anni operano sul territorio e, proprio per questo il servizio del 1522 offre un primo supporto specialistico di accoglienza ed assistenza psicologica e giuridica e di indirizzo verso le strutture pubbliche e private presenti sul territorio dai centri antiviolenza, alle forze dell'ordine e anche le strutture sanitarie.

1522, servizio di pubblica utilità

Il 1522 è un servizio di accoglienza telefonica nazionale di contrasto al fenomeno della violenza verso le donne, inteso in ogni sua forma. Operante 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno e disponibile in altre quattro lingue oltre all'italiano, spagnolo, inglese, francese e russo, il 1522 faciliterà l'emersione del fenomeno violenza sulle donne e risponderà alle domande di aiuto delle donne in difficoltà per problemi di violenza, con un più ampio obiettivo che è quello della creazione di una Rete nazionale antiviolenza.

L'attivazione del servizio è stata programmata in 3 diverse modalità:
la prima modalità operativa, quella attivata lo scorso 8 marzo, interessa tutte le chiamate a prescindere dalla loro ubicazione territoriale. Garantisce principalmente supporto psicologico, giuridico e di indirizzo verso le strutture del territorio da dove arriva la segnalazione di violenza.
la seconda modalità operativa, attivata dall'inizio di questo mese, interessa le aree pilota ovvero Palermo, Venezia, Pescara, Bologna e Napoli, dove sono già presenti nodi della rete antiviolenza.. In questa seconda fase la richiesta della donna viene presa in carico e c'è un accompagnamento diretto presso la struttura dell'ente preposto fino alla verifica dell'effettiva presa in carico del caso.
la terza modalità operativa, verrà resa operante nelle situazioni di emergenze e per situazioni di immediato pericolo. In questo caso, dopo aver dato le prime indicazioni alla donna vittima di violenza, dopo la segnalazione al 1522 verranno attivate le autorità competenti per garantire il pronto soccorso e la messa in sicurezza delle donne vittime violenza.



www.forumpa.it/archivio/3000/3300/3370/3374/4595.jpg


Al 1522 rispondono solo operatrici di sesso femminile e a chi chiamerà verrà garantito l'anonimato ed il rispetto della normativa in vigore sulla privacy.

La rete antiviolenza

La Rete nazionale antiviolenza, in via di costituzione, è pensata come luogo deputato a conoscere, recepire, potenziare e diffondere a livello nazionale le azioni realizzate dalle Reti antiviolenza a livello locale messe in piedi alla fine degli anni Novanta grazie al progetto, "Rete antiviolenza tra le città Urban Italia", coordinato sempre dal Dipartimento Pari Opportunità, che hanno coinvolto 25 città: Catania, Foggia, Lecce, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Venezia, Bari, Cagliari, Catanzaro, , Cosenza, Genova, Salerno, Siracusa, Trieste, Brindisi, Carrara, Caserta, Crotone, Misterbianco, Mola di Bari, Pescara, Taranto, Torino. Il progetto ha visto l'avvio di diverse attività da indagine sui territori (donne e uomini, operatori, testimoni privilegiati, donne che hanno subito violenza), fino allo sviluppo di un'azione locale di stimolo alla creazione di una rete interistituzionale contro la violenza, sensibilizzando gli operatori che sono a contatto con donne o minori.
Sul modello di quanto fatto a livello locale, il passo successivo è proprio raccordare le Autorità Centrali, gli Enti Locali ed i Centri antiviolenza di tutto il territorio nazionale per la promozione di strategie condivise di intervento e di standard e protocolli comuni per la pianificazione e programmazione di un'azione strategica, di sistema, a livello nazionale; per lo sviluppo di reti a livello regionale; per la definizione di protocolli di intervento e modelli di azione; per l'individuazione delle criticità di sistema e dei possibili interventi correttivi; per la definizione di azioni specifiche da attivare sull'emergenza. La Rete sarà coordinata dal Ministero per le Pari Opportunità, ed avrà la funzione primaria di riattivare le reti locali già strutturate grazie a una strategia di coinvolgimento progressivo di diversi territori. Si parte proprio dalle città della rete Urban per e dalle zone scelte per la sperimentazione del protocollo integrato call center / reti locali (20 realtà - città e/o distretti socio sanitari - entro la fine del progetto), per mettere in atto un insieme di azioni volte all'integrazione dei differenti organismi pubblici e privati. nel caso siano specializzati.

Il portale

Le informazioni per una pronta e precisa risposta a chi chiama il 1522 "verranno messi a disposizione degli operatori attraverso un portale internet che stiamo realizzando" ci ha spiegato Marco Lupo, coordinatore del progetto per il Ministero, "Il portale prevede una sezione accessibile a tutti mentre altri contenuti saranno dedicati agli operatori".
Nell'area pubblica saranno presenti quegli strumenti idonei al supporto dei servizi locali contro la violenza, alla promozione di iniziative di informazione, sensibilizzazione e scambio di esperienze, di conoscenza delle buone prassi e di supporti conoscitivi per chi lavora nei servizi, come le FAQ, link coi siti di interesse a livello nazionale, comunitario ed internazionale, materiale informativo, abstract dei manuali per le professioni di aiuto, schede riassuntive delle buone pratiche, protocolli di intesa già attivi per le realtà locali da utilizzarsi come esempio operativo e protocolli di intervento.
Nell'area riservata, dedicata agli operatori, saranno pubblicati gli strumenti adeguati per supportare le reti ed i servizi contro la violenza attivi nei 20 territori individuati per la sperimentazione, come Linee guida per l'avvio di reti locali che forniranno informazioni circa: le modalità di costituzione delle reti, la composizione, la metodologia di lavoro, le funzioni, le tecniche di diagnosi locale e di progettazione condivisa e partecipata; Kit formativo sulla violenza verso le donne, che permetterà di aumentare le competenze di chi opera nel settore sui seguenti temi: definizione del fenomeno della violenza; tipologie di violenza; stereotipi e luoghi comuni sulla violenza; ciclo della violenza; conseguenze della violenza ecc.; Manuali per le professioni di aiuto, nello specifico per assistenti sociali, forze dell'ordine; operatori/trici sanitari; avvocati/e; operatori/trici salute mentale . I Manuali sono un prontuario d'uso per chi opera sul fenomeno. Sono composti da due parti: una prima parte, sulla definizione di violenza, sulle sue caratteristiche e sugli indicatori utili per rilevarla e verificarne la gravità; una seconda parte è pensata per ogni specifica professione e propone informazioni, strumenti, indicatori di percezione e di rischio, aspetti tecnici sul setting di intervento, al fine di facilitare l'emersione del problema ed un adeguato sostegno per la costruzione del progetto di uscit; Linee guida di intervento per gli operatori dei pronto soccorso ospedalieri e per il personale sanitario dei reparti; Guida ai finanziamenti disponibili per la creazione di servizi o l'avvio di nuovi progetti, che conterrà dove e come individuare una linea di finanziamento adeguata alla strutturazione di azioni contro la violenza (prevenzione, formazione trattamento, contrasto, ecc.). Inoltre verranno predisposti link sui siti istituzionali in cui vengono pubblicati Leggi e Decreti del Consiglio dei Ministri, dei Ministeri o Dipartimenti, delle Regioni e dell'Unione Europea, sui siti di maggiore rilievo tematico, e sui siti dei Centri antiviolenza; mappature locali e elaborazioni statistiche periodiche dei dati del call center.
Sono previsti anche forum di discussione tematica con cadenza trimestrale, gestiti da un/una esperto/a attraverso il portale verrà data anche consulenza tecnica on line pensata per fornire supporto alle progettazione e gestione delle attività delle reti locali.


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Basta violenze contro le donne!
Una donna su 3 violentata in italia, fenomeno sommerso







Solo il 27% delle donne pensa che sia una violenza lo stupro subito dal partner: e' drammatico il quadro delineato dal convegno "Violenza contro le donne", organizzato nel pomeriggio a Genova dall'Associazione che riunisce gli ostetrici ginecologi ospedalieri italiani. "Il primo quesito e' perche' non ci sono denunce e perche' non si chiede aiuto - ha detto la responsabile del centro antiviolenza degli ospedali milanesi Maggiore, Mangiagalli e Regina Elena, Alessandra Kustermann - D'altra parte solo il 28% degli uomini denunciati per violenze arrivano a processo e solo l'8% vengono condannati".

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Merlino
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09/07/2009 12:11



Tanti articoli da leggere sulla violenza alle donne

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Merlino
Utente Gold
09/07/2009 12:14







Sei milioni 743 mila donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita. 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%): sono i dati, agghiaccianti, della violenza sulle donne in Italia (fonte Istat). Capelli tirati, spinte, schiaffi, calci, pugni, morsi: è soprattutto in famiglia che le donne subiscono. A rompere l'indifferenza, le Acli hanno promosso una campagna di informazione (vedi a lato) sulla loro rivista Aesse.

Un forte richiamo viene anche dall'ultimo Consiglio nazionale del Soroptimist International d'Italia, riunitosi a Napoli. In una mozione, il Soroptimist chiede alle istituzioni l'applicazione rigorosa delle sanzioni e la certezza dell'espiazione della pena per chi commette violenza contro le donne, oltre che lo stanziamento di fondi per case-alloggio per l'accoglienza delle donne violate e il supporto dei centri antiviolenza. Il Soroptimist vorrebbe anche che l'educazione di genere diventi materia obbligatoria in tutte le scuole. Ai mezzi di informazione chiede infine campagne di sensibilizzazione sulla gravità di tali reati.


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