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Il tuo Profumo.

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2019 00:51
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Nevin
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30/06/2010 10:59


ARABIA.

Fin dai tempi più antichi l'Arabia è stata la fonte principale di piante aromatiche quali olibano (incenso), mirra, gelsomino e rosa.
Avicenna (Ibn Sina), medico arabo del X secolo, è una figura importante per la storia dei profumi, non solo perchè fu il primo a studiare ed applicare i principi della chimica alla loro preparazione, ma anche perchè gli venne attribuita l'invenzione del metodo per estrarre gli oli essenziali da materie vegetali mediante distillazione.
Il primo fiore sottoposto a questo trattamento fu la rosa (Rosa centifolia) e l'Acqua di rose divenne presto un genere ricercato sia in europa sia in Oriente.
L'Acqua di rose trovava impiego in profumeria, in cucina e in medicina; inoltre si usava versarla negli incensieri (a volte con altre sostanze aromatiche) per produrre un fumo che , indirizzato verso i visitatori, aveva lo scopo di ricordare loro che era giunta l'ora di togliere il disturbo.
La principale opera di Avicenna, il "Q'anun", riassume il lavoro di molti dei supo predecessori, fra cui Galeno e rhazes e, insieme ad altri studi condotti a quei tempi nei campi della botanica, della chimica e dell'alchimia, gettò le basi per la ricerca scientifica dei secoli successivi.

Continua...

Tina.

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Nevin
Utente Gold
13/09/2019 00:51


EGITTO

I reperti rinvenuti nelle tombe e le testimonianze pervenute attraverso i geroglifici dimostrano che i profumi erano molto diffusi nella cultura dell'antico Egitto; un'incisione, conservata al Museo del Louvre, raffigura alcune donne che raccolgono gigli e li pongono in un congegno per l'estrazione dell'olio essenziale.
La profumazione era così importante che esisteva persino un dio della fragranza, Neferem, ritratto mentre si innalza dal loto, fiore che compare spesso sia nei geroglifici su pietra ritrovati nelle tombe e nei templi, sia sui papiri.
I sacerdoti annotavano e tramandavano tutte le conoscenze erboristiche; nella maggior parte dei luoghi di culto - ad esempio nel tempio di Hathor a Denderah, che per diversi secoli fu un famoso centro di cura - esistevano stanze apposite o laboratori in cui si preparavano oli e unguenti.

Nell'antico Egitto erano tre gli usi principali dei profumi: per le offerte durante i riti religiosi, per l'imbalsamazione e per la pulizia personale.

Intorno al 2800 a.C., a Eliopoli fu istituita una scuola di erboristeria, nel cui ambito gli studiosi si dedicavano a indagare tutte le possibili proprietà delle piante; ben presto i templi furono dotati di "laboratori", all'interno del recinto sacro, dedicati agli studi e alla miscela delle erbe.

Un preziosa testimonianza giunta fino a noi riguarda la preparazione del profumo sacro chiamato Kyphi, la cui descrizione decora interamente le pareti del laboratorio del tempio di Horus a Edfu.

Nelle offerte l'incenso rappresentava il rapporto fra le sfere dell'umano e del divino e, di conseguenza, gli si attribuiva il potere di conferire al defunto uno stato divino; esso trovava impiego sia nei riti quotidiani sia nelle maggiori celebrazioni, ad esempio in onore di Ra, il dio del Sole, il quale riceveva tre offerte al giorno sotto forma di incenso bruciato: resina all'alba, mirra a mezzogiorno, Kyphi al tramonto.

Le fumigazioni delle case col Kyphi, durante la notte, inoltre, erano una pratica assai comune.
Sembra che esistessero diverse ricette di Kyphi; oltre ai reperti di Edfu, sono state rinvenute iscrizioni simili anche sulle pareti del tempio di Philae.
In un dipinto murale ritrovato in una tomba a Luxor sono rappresentate la bottega di un profumiere e le varie fasi della preparazione di una fragranza; gli assistenti macinano i prodotti aromatici; uno mescola la materia con olio in un grande vaso, un altro rimesta il liquido contenuto in una bacinella posta su una stufa, un terzo sostiene un colino nel quale viene versato un liquido, molto probabilmente l'olio essenziale.

Continua...



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