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Mondi dei Misteri

David Bowie: 8 anni fa l'addio.

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    00 14/01/2024 22:42

    David Bowie: 8 anni fa l'addio. Oggi la Francia gli dedica una strada

    A 8 anni dalla sua scomparsa, il nome di David Bowie torna alla ribalta: Parigi gli dedica una via e in primavera uscirà un vinile per il Record Store Day.
    di Benedetta Rossi

    David Bowie nella sua casa, Haddon Hall, a Beckenham, Kent, il 20 aprile 1971.


    Più passano gli anni, più la scomparsa di David Bowie e il vuoto che ha lasciato appare incolmabile. Nel tentativo di riempire l'assenza di uno degli artisti più geniali ed eclettici della storia della musica mondiale, nel 2024 sono ben due le novità che riguardano il Duca Bianco.

    Uno special album in arrivo in primavera
    Il 3 luglio del 1973 David Bowie saliva sul palco dell'Hammersmith Odeon di Londra per “uccidere”, davanti a 5000 fan increduli, Ziggy Stardust, il suo alter ego più celebre. A più di 50 anni da quel giorno, nell'anno in cui Bowie avrebbe compiuto 77 anni, la casa discografica Parlophone Records ha annunciato l'uscita di uno vinile in tiratura limitata dal titolo Waiting in the sky (before the Starman came to earth), che uscirà il 20 aprile 2024 per il Record Store Day. L'album è tratto dai nastri stereo registrati nei Trident Studios il 15 dicembre 1971, creati per la tracklist provvisoria di quello che sarebbe diventato l'album The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars. La tracklisting di Waiting in the sky (before the starman came to earth) è diversa da quella dell'album Ziggy Stardust e contiene quattro canzoni inedite che, all'epoca, non furono inserite nell'album finale. La copertina dello speciale LP è composta da un ritratto di Bowie scattata da Brian Ward durante una sessione del primo periodo di Ziggy, mentre il titolo prende ispirazione dal testo di "Starman", che, insieme a "Rock'n' Roll Suicide" e "Suffragette City", non era ancora stato registrato quando fu compilata questa variante dell'album.

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    00 14/01/2024 22:48

    Parigi ha una via dedicata a David Bowie
    Da qualche giorno nella capitale francese ci si può dare appuntamento in Rue David Bowie nel XIII arrondissement. Si tratta di un'arteria di nuova costruzione che si estende tra il numero 61 di avenue Pierre-Mendès-France fino al Boulevard de l'Hôpital. L'idea di dedicare una strada all'artista britannico è nata al sindaco del distretto Jérôme Coumet, e fa parte di un piano di riqualificazione del quartiere che ha come obiettivo quello di dare al 13° arrondissement un'immagine culturale ben definita.

    Bowie nel 1966, posa a casa sua. A quell'epoca è ancora noto come Davie o Davy Jones. Il suo cravattino rivela la passione per l'estetica mod.


    Queste due novità seguono l'anniversario del giugno 2023, dove abbiamo ricordato il suo esordio musicale o, per la precisione, il primo singolo che lo ha portato al successo, visto che era già stato pubblicato l’album omonimo, David Bowie, di scarso successo: stiamo parlando della genesi di Space Oddity. Nell’estate del 1969, Bowie entra nei Trident Studio di Soho per incidere quella che diverrà la ballata “cosmica” più famosa del mondo, dedicata al viaggio spaziale del Maggiore Tom, e alla sua sfortunata avventura tra i pianeti. Un mese dopo uscirà il singolo, e Space Oddity fungerà, per la BBC ,da colonna sonora perfetta per accompagnare l’allunaggio dell’Apollo 11, il 20 luglio di quello stesso anno. A quei tempi Bowie aveva appena conosciuto la sua futura moglie, l’americana Mary Angela Barnett. Questa data segna l’inizio di una grande carriera, e David Bowie comincia a cambiare: pelle, abiti, capelli, e case. L'artista ha prima vissuto in varie parti di Londra: Brixton, Bromley, South Kensington… e poi in tutto il mondo, affittando e possedendo proprietà a New York, Los Angeles, Losanna, Sydney e Mustique.

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    00 14/01/2024 22:53

    David Bowie e la passione per l'interior
    Sin da piccolo David Bowie, all’anagrafe David Robert Jones, ha sempre avuto una passione per l’interior. La sua prima casa era al 40 di Stansfield Road, a Brixton, ma vi rimase solo fino ai sei anni quando, con mamma Peggy, cameriera e maschera al cinema, e papà John, che lavorava per una associazione benefica, si trasferì in un altro sobborgo popolare a sud est di Londra, Bromley. Appena adolescente decorava già con la sua cameretta con disegni che raffiguravano la sua primissima band i Kon-rads. È nel periodo degli studi di arte, musica e design alla Bromley Technical High School che David s’appassiona alla musica jazz e di conseguenza – lavora anche in un negozio di dischi - alle copertine dal taglio modernista dei dischi di jazz. Nella sua testa si creano ideali di stile: a Londra ci sono i Mods, con il loro stile asciutto, e c’è il modernismo, movimento artistico e stilistico che mira al futuro.

    Londra, 1966. David Bowie, ancora noto come Davy Jones, posa in casa sua mentre suona una chitarra acustica a 12 corde. Il tavolino di fronte ricorda lo stile di un pezzo Memphis, movimento di design che sarà una passione per il Bowie degli anni '80.


    Bowie, che nei suoi primi anni aderisce agli stilemi dei mods, è attratto da questa leggerezza concreta, dal fascino contemporaneo e frizzante di questo stile, visibile nel design e nell’architettura. Bowie ha sempre vissuto ogni suo momento creativo, ogni stadio della sua evoluzione artistica come un universo globale: la sua voce, i suoi gesti, i libri che leggeva e gli abiti che indossava avevano tutti una loro coordinata sinergia. Fu con la sua famosa dimora di Haddon Hall che la passione per l’arredo e il dècor iniziano davvero a farsi sentire. La grande casa dove era andato a vivere con la neo-sposa americana Angie, doveva avere un quid in sintonia con il suo particolare momento espressivo.

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    00 14/01/2024 23:00

    Siamo nel 1969, e la casa è la famosa Haddon Hall, al 42 di Southenr Road, Beckenham, un altro sobborgo di Londra. Bowie qui ha iniziato a scrivere e registrare Hunky Dory, The Man Who Sold The World e The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars. Vive, scrive e compone nel suo appartamento, al piano terra di questa enorme villa vittoriana che si affaccia su un parco e un campo da golf. In pratica è qui che nasce “Ziggy”, l’alter ego più famoso di Bowie. I soffitti furono dipinti d’argento dalla neo coppia, e qui Angie tagliò i capelli a Bowie e gli cucì il primo “Ziggy Look”.

    Angie e David Bowie nella loro casa a Haddon Hall, 1971, con loro un amico. David indossa l'abito da donna che apparirà sulla cover di The Man Who Sold The World. La copertina è una citazione di un quadro: il ritratto di Jane Morris, realizzato 100 anni prima dal pittore e poeta londinese, fondatore del movimento artistico dei Preraffaelliti, Dante Gabriele Rossetti. L'abito, come molti look di Bowie, è disegnato dallo stilista Michael Fish.

    Haddon Hall, che era stata la casa di una famiglia che produceva candele, i Price, era situata in un classico ambiente suburbano, come ce ne sono tante nei dintorni di Londra: una strada principale sul davanti, il giardino sul retro. La casa era una gigantesca villa circondata da balconi con un'immensa vetrata che si affacciava sul parco. A quei tempi l’affittuario di Bowie è era il signor Hoy, il giardiniere. Leggenda vuole che Hoy avesse ereditato l’enorme villa dai proprietari, che per dispetto all’unico erede, preferirono darla a lui. Hoy faceva pagare, a quanto pare, a Bowie un affitto di circa 7 sterline a settimana. L’artista, agli inizi della sua carriera – ma con Space Oddity già all’attivo - viveva qui con Angie e il piccolo Zowie (che in seguito decise di farsi chiamare Duncan), oltre ai musicisti che diventeranno poi gli Spiders From Mars. Come raccontò a Repubblica il produttore Tony Visconti, “Io e David stavamo in un’enorme casa vittoriana a Beckenham, nel Kent, perciò Woody e ( Mark) Ronson si trasferirono da noi e dormivano su dei materassi per terra. A volte le ragazze venivano a trovarli da Hull e così diventavamo nove in tutto, con le nostre ragazze e Roger il roadie. Passavamo la maggior parte del tempo nel seminterrato, in una cantinetta dismessa, a provare arrangiamenti per le prime canzoni del nuovo album di Bowie, che sarebbe poi diventato The Man Who Sold the World”. David, in quel momento aveva una passione per l’antiquariato, e riempì la casa di oggetti d'antiques, tra cui un pianoforte a coda, sul quale compose alcune delle melodie di Hunky Dory, come Changes e Eight-Line Poem. A trovarlo sempre tanti amici, tra cui Marc Bolan, e il fratello Terry, che visse lì per qualche tempo. Haddon Hall era un luogo ideale per comporre: scenografica, vittoriana, teatrale, con un suo animo decadente, lo stesso flair che emerge dalla copertina di Hunky Dory, con un Bowie in cross-dress.

    David Bowie ritratto di fronte alla maestosa Haddon Hall, con indosso l’abito femminile disegnato dallo stilista e amico Michael Fish.


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    00 14/01/2024 23:02

    L’architettura della casa con la sua grandeur, le sue follie di stile e l’enorme scalinata che accoglieva i visitatori non appena varcavano la porta, il suo arredamento un po’ sopra le righe, la sua posizione, le modanature, ha trovato infatti nei lavori di Bowie un posto d’onore. Era, in poche parole, il luogo ideale per concepire “grandi idee”, per produrre energia creativa.

    David Bowie mentre dipinge con la vernice argentata il soffitto del suo appartamento al piano terra di Haddon Hall, a Beckenham, nel sud-est di Londra, il 24 aprile 1972. Ha appena finito la registrazione del concept album The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars.


    Angie Bowie la descrisse così in una vecchia intervista: “Haddon Hall è il classico edificio di epoca vittoriana: solido mattone rosso, ornato da solenni fasce bianche, con l’aspetto vagamente di una chiesa: tant’è che la caratteristica dominante della facciata posteriore è un’enorme vetrata. La facciata è altrettanto imponente. Si apre la porta e la prima cosa che si vede è quella magnifica vetrata che si erge sopra una breve scalinata all'estremità di un corridoio centrale largo quaranta piedi e lungo sessanta”.

    La magnetica Haddon Hall, purtroppo non esiste più. Già in cattive condizioni, è stata demolita negli anni ’80 e lì sono stati edificati appartamenti borghesi. Ma nel mondo di Bowie non c’è tempo per la nostalgia, per i ripensamenti, per i ricordi malinconici. Bowie, ricordiamolo, è sempre rimasto in qualche modo un modernista: anche nel rispetto del passato, la sua freccia doveva sempre essere scoccata, in avanti.

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    00 14/01/2024 23:03

    Il Duca a Berlino
    L’altra grande passione della nuova era di Bowie, una volta smessi i panni di Ziggy Stardust e di Halloween Jack (i suoi alter ego nel periodo tra The Rise and Fall e Rebel Rebel), fu la Berlino dell’est, dove si trasferì per un periodo di tempo, nella speranza di ritrovare le sue radici europee, dopo un tempo passato a Los Angeles tra eccessi e vizi. Berlino a quei tempi è una città congelata, decadente, il luogo ideale per raccogliere le idee. A fargli compagnia il fedele amico Iggy Pop. Per la precisione, Bowie arrivò a Berlino nel 1976 per disintossicarsi dalla cocaina e per registrare musica sperimentale con Brian Eno (gli esiti sono album totalmente rivoluzionari, tutt’oggi noti come la “Trilogia di Berlino”: Lodger, Heroes e Low). L’edificio in cui visse, al 155 di Hauptstrasse, nel quartiere di Schöneberg reca ancora oggi una targa di commemorazione. Iggy viveva al quarto piano dello stesso palazzo, e spesso i due erano soliti aggirarsi per club e bar assieme, come il Café Neues Ufer che frequentava spesso, il club Chez Romy Haag e l’SO36, un locale punk.

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    00 14/01/2024 23:06

    Passione Memphis
    Il Bowie che emerge dopo la trilogia è un uomo nuovo: il Thin White Duke ha preso lezioni di pugilato, si è disintossicato, è abbronzato. La sua vitalità è tutta da ballare: non a caso sono gli anni di Let’s dance. Il movimento di design che incarnava la freschezza e l’acume del miglior design degli anni ’80 diventa la sua passione. Bowie, infatti, al pari di Karl Lagerfeld, fu un estimatore e collezionista di pezzi firmati Memphis. Nel Novembre del 2016, a meno di un anno dalla sua morte, Sotheby's ha messo all’asta questa collezione preziosissima. Il battitore ha presentato la Libreria Carlton, il Cabinet Casablanca di Ettore Sottsass, il Plaza Vanity Table di Michael Graves, la Super Lamp di Martin Bedin…. E molti altri pezzi. L’amore di Bowie per questo geniale collettivo, nato a Milano nel 1981, si deve a molteplici fattori, come ricordano i critici. In primis c’è la passione in comune per Bob Dylan: la canzone Stuck Inside a Mobile With The Memphis Blues Again è quella che ha dato il nome al gruppo di designer, nome scelto da Sottsass, che era stato un giovane beatnik. David Bowie scoprì i dischi di Dylan da ragazzino, e ne restò sempre affascinato: nel già citato Hunky Dory un brano si intitola proprio “Song For Bob Dylan”. Ma quello che l’artista britannico amava di questo stile così irriverente, era la capacità generativa che creava icone di un design mai visto, usando materiali poco nobili, come la formica, i laminati plastici e la radica.

    David Bowie nel salotto di casa sua nel 1966, con una chitarra acustica e un tavolino che ricorda lo stile Memphis, movimento che l'artista collezionerà in futuro.


    Come ha affermato ha Cécile Verdier, co-responsabile del design del XX secolo di Sotheby's “Questo è un design senza limiti e senza confini. Quando si guarda un pezzo di design di Memphis, se ne vede l'anticonformismo, il caleidoscopio di forme e motivi, i colori vibranti e contrastanti che non dovrebbero funzionare e invece funzionano. Le opere prodotte dalla storica collaborazione di design d'avanguardia Memphis Milano, guidata da Ettore Sottsass, non potevano trovare un pubblico più ricettivo e sintonizzato di David Bowie”. In un’intervista del 2009 per GQ, Bowie, seduto accanto al suo tavolo Palm Springs di Sottsass, raccontò “Da ragazzino ho trascorso un’incredibile quantità di tempo a leggere e disegnare seduto al tavolo del salotto, proprio come questo. […] Il tavolo è dell’originalissimo gruppo di designer milanesi Memphis, probabilmente è fatto di faesite e vecchie calze.” E’ questo spirito frizzante, vivace, attento, avanguardista che anima la ricerca di un artista come Bowie, e che lo rende in grado di padroneggiare l’evoluzione della cultura popolare (a volte anche di guidarla), leggendo lo spirito del tempo.

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    New York, fino alla fine
    Siamo a New York, al 285 di Lafayette street. Due isolati oltre la Broadway, fermata Prince Street. Un edificio nato come fabbrica di caramelle a fine ‘800, riconvertito a building residenziale da un centinaio di anni. Qui, al settimo piano hanno vissuto David Bowie, sua moglie Iman e la loro figlia Alexandra, fino a quel tragico e doloroso 10 gennaio 2016. Quando Bowie ha lasciato la terra per sempre. Nel 2021, Iman ha deciso di vendere la casa di quasi 500 metri quadri, con tre terrazze con vista su SoHo, un salone, una biblioteca, quattro camere da letto, l’ascensore privato. Venduto in un solo mese per 16 milioni e 800 mila dollari, l’appartamento era stato comprato da Bowie nel 1999 per poco meno di 4 milioni. La coppia, già sposata, aveva già vissuto all’Essex House, con vista su Central Park. L’indirizzo newyorkese di Bowie, che ormai era divenuto noto al pubblico, aveva trasformato la privacy che ammantava la vita delle due star in un pellegrinaggio da selfie. Una situazione che era andata peggiorando dopo la morte dell’artista. Durante la pandemia, la modella ha deciso così di andare a vivere nella loro casa di campagna al Nord, a Catskill, nella contea di Greene, nello Stato di New York, come ha raccontato lei stessa a Vogue. Una grande casa piena di ricordi, di dipinti – Bowie era un provetto pittore – di opere d’arte, di pezzi di vita. All’inizio per Iman è stato molto difficile ambientarsi lì, poi la quiete, la natura e la solitudine sono diventati un modo per rinascere, circondata da simboli e ricordi del marito. Come la vista, spettacolare, dalle ampie finestre. Il paesaggio è infatti punteggiato di betulle bianche, che David amava molto. Ma la casa contiene anche il primo autoritratto di Bowie, dipinto nel 1980, appeso in sala, e il regalo di Iman per il primo anniversario di matrimonio, la scultura Teddy Boy and Teddy Girl di Lynn Chadwick del 1956.

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    00 14/01/2024 23:10

    L’isola privata ai Caraibi
    Ma forse non tutti sanno di un altro “pallino” di Mr Bowie: quello per l’arte orientale. Prima di sposare la modella Iman, Bowie aveva la sua residenza principale a Losanna, in Svizzera. Poi un appartamento a Los Angeles e una barca nel Mediterraneo. Ma passava sempre cinque o sei settimane sull’isola privata di Mustique, la stessa famosa isola privata già dimora di Mick Jagger, dove aveva fatto costruire una villa. Una casa unica nel suo genere, con cinque stanze da letto e uno studio di registrazione, che ancora oggi conserva i dettagli di interior richiesti dell’artista. A progettarla, l’architetto svedese Arne Hasselqvist, ma con la “guida” di Bowie, che voleva qualcosa di molto particolare, per essere ai Caraibi. La casa, costruita nel 1989, prese il nome di Britannia Bay House, dal nome della baia vicina, ma divenne poi the Mandalay Estate quando fu comprata dal poeta Felix Dennis che la ribattezzò. La scelta di costruire sull’isola privata la raccontò Bowie stesso in un’intervista a AD America:

    Perché a Mustique? Mi chiedono, bhe francamente è stata una coincidenza piuttosto curiosa. Ero da Mick e Jerry (Hall, ndr), nella loro casa sull’isola per un paio di giorni, aspettavo che la barca arrivasse: dovevo fare un viaggio su e giù per i Caraibi. Viaggio che non è mai iniziato perché l'elica si è rotta o qualcosa del genere, e quindi sono rimasto bloccato lì. Un giorno sono andato in avanscoperta, non avendo niente di meglio da fare, e mi sono imbattuto in questa zona di terreno vicino a quella di Arne Hasselqvist. Ne abbiamo parlato e ho pensato: "Perché no?" Arne era disposto a vendere solo se la casa gemella che sarebbe sorta sul posto avesse avuto lo stesso “peso” della casa che aveva costruito per sé. Potevo essere d'accordo, ma poi cosa farne? Gli dissi: "Senti, è ovvio che sei stato in Oriente, Arne. Ma sei mai stato in Indonesia?". Aveva fatto un giro da quelle parti, quindi sapeva di cosa stavo parlando…

    In pratica Bowie riesce a convincere l’architetto a costruire un villino nei Caraibi ma in stile indonesiano. Un “pot-pourri di tutte le isole dell'Indonesia, percorrendo l'intera gamma”, come dichiaro Bowie nella stessa intervista. “Volevo qualcosa che fosse il più possibile diverso dai Caraibi, perché Mustique è un'isola fantastica. Ma tutti si costruiscono una fuga dal mondo per arrivare lì e vedere le stesse persone che vedono in giro, ma in una situazione di vacanza". Una versione tropicale dell'East Egg di Gatsby, dove tutti andavano "per diventare ricchi insieme”. Al centro della villa si trovava un laghetto di carpe koi con cascate e una piscina a sfioro circondata da una serie di padiglioni balinesi. Bowie amava la disposizione della villa Mandalay, perché suddivisa in piccole aree in cui perdersi”.

    “La casa è un luogo così tranquillo che non ho assolutamente nessuna motivazione per scrivere quando sono lì”.
    David Bowie


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    Purtroppo la villa risultò troppo pacifica e troppo idilliaca : il cantante non riusciva più a comporre, e in mancanza di stimoli, decise di venderla. Mano male, viene da dire…



    Il cantante, musicista e attore inglese David Bowie (1947 - 2016) dipinge con vernice argentata il soffitto del suo appartamento al piano terra di Haddon Hall, a Beckenham, nel sud-est di Londra, il 24 aprile 1972. La ristrutturazione avvenne tra la registrazione del concept album di Bowie “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” e la sua pubblicazione il 6 giugno 1972.

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    David Bowie viene intervistato nel suo appartamento al piano terra di Haddon Hall, dove ha ridipinto il soffitto con vernice argentata, Beckenham, Londra, 24 aprile 1972.

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    David Bowie tiene in mano un LP nel suo appartamento al piano terra di Haddon Hall, dove ha ridipinto il soffitto con vernice argentata, Beckenham, Londra, 24 aprile 1972

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    Bowie durante un'intervista nel suo appartamento d Haddon Hall nel 1972.

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    Bowie suona un pianoforte antico, con indosso l'abito disegnato dallo stilista Michael Fish, che finirà sulla cover di The Man Who Sold The World.

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    Bowie nel suo appartamento a Haddon Hall, 1971

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